Il giudice Hale diventa la star dello stato di diritto. E la Brexit adesso?
Che gran giorno per la democrazia e lo stato di diritto inglesi contro i pieni poteri di Johnson. I Comuni tornano al lavoro
Milano. La Corte Suprema britannica ha deciso martedì all’unanimità che il rinvio dei lavori parlamentari – una sospensione di fatto dei Comuni fino al 14 ottobre – deciso dal governo di Boris Johnson è “illegale, nullo e senza effetto”. La sospensione “non era normale”, ha detto il presidente della Corte, Brenda Hale, ha avuto luogo “in circostanze eccezionali”, e “l’effetto sulle fondamenta della nostra democrazia è stato estremo”. Così oggi il Parlamento torna al lavoro.
Lady Hale, con la sua enorme spilla a forma di ragno diventata subito virale (è nota per le sue spille vistose, appuntate sempre sotto la spalla destra), ha riportato la normalità nel Regno degli strappi, rimettendo al suo posto la pretesa di pieni poteri messa in atto da Boris Johnson e dal suo consigliere Dominic Cummings, il geniaccio della Brexit che forse così genio non è: il divorzio dall’Unione europea ha inghiottito ogni cosa, leader, alleanze e idee praticabili, ma non la democrazia inglese, non la sovranità del Parlamento, non lo stato di diritto che si sostanzia nell’equilibrio del potere esecutivo, legislativo e giudiziario. La sospensione imposta da Johnson non era normale, non era giustificata e ha fatto danni estremi, che riguardano i rapporti tra esecutivo e rappresentanti del popolo ma riguarda anche la Regina stessa: il premier le aveva detto che la richiesta del rinvio dei lavori parlamentari era legittima e invece ora si scopre che era illegale – e ingannare la Regina è un reato.
Il Labour, i Lib-dem e l’Snp scozzese chiedono le dimissioni del premier , i parlamentari conservatori che sostengono (ancora) Johnson sono umiliati e incattiviti, oltre che in vacanza visto che il Parlamento era chiuso e il primo appuntamento era previsto per il fine settimana a Manchester in occasione della conferenza dei Tory: c’è chi chiede la testa di Cummings, ideatore di questa strategia dello scontro istituzionale che per ora ha consegnato al governo soltanto sconfitte (anche Nigel Farage, leader del Brexit Party, ha chiesto le dimissioni di Cummings); c’è chi dice che invece la sentenza è l’ennesima dimostrazione che le élite – i giudici e i Comuni – sono contro il popolo, non vogliono fare quel che il popolo ha chiesto a maggioranza, la Brexit, e saranno spazzate via alle prossime elezioni. Alcuni si preoccupano della trasformazione “americana” della Corte Suprema, con Lady Hale che in poche ore è diventata quel che il giudice Ruth Ginsburg è negli Stati Uniti: un’icona, il simbolo di una democrazia funzionante e ambiziosa, l’antidoto mingherlino e potente agli stravolgimenti esterni di leader che hanno il vizio di strattonare le istituzioni fin quasi a romperle. Lady Hale è la prima donna a presiedere la Corte, ha frequentato le scuole pubbliche (e si è iscritta a Legge perché gli insegnanti sostenevano che non fosse abbastanza intelligente per fare Storia), è stata nominata alla Camera dei Lord e alla sua prima uscita pubblica ha sfoggiato il suo motto “Omnia Feminae Aequissime”, è andata a Masterchef e ha parlato di quanto è difficile cucinare bene il pesce: Lady Hale è la normalità che torna e vince, e pazienza se per un giorno è sembrata un giudice americano, pazienza se qualcuno dice che la sua fortuna è che la Costituzione britannica non è scritta: la Corte è stata unanime, e non se lo aspettava nessuno. Ora il premier Johnson, deluso dalla Corte (“decisione sbagliata”, ha detto), deve rimettere mano alla sua strategia politica: per assicurare la Brexit entro il 31 ottobre deve negoziare un accordo con l’Ue entro il 18 ottobre e farlo approvare al Parlamento. Altrimenti può riesumare il cadavere dell’accordo May e ottenere un voto su quello o chiedere un’ulteriore proroga dell’articolo 50. Può anche violare la legge approvata in fretta e furia dal Parlamento prima della sospensione che escludeva il no deal, come già aveva pensato di fare, ma dopo il bagno di normalità democratica offerto dalla Corte Suprema, la disobbedienza “illegale” è un po’ meno allettante.