Nessuno ha dato a Kiev più dell'Unione europea. Appunti per Trump e Zelensky
Durante la telefonata il presidente americano dice che l’Ue non ha fatto abbastanza per l’Ucraina. Falso
Roma. Il riassunto della telefonata tra il presidente americano Donald Trump e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, pubblicato dalla Casa Bianca, contiene alcuni scambi che riguardano l’Unione europea. Per meglio convincere il capo di stato ucraino a fargli un favore, collaborare a far indagare il figlio Joe Biden, gli dice che gli Stati Uniti non sono di certo come l’Ue, agli Stati Uniti sta davvero a cuore il destino dell’Ucraina, mentre i paesi europei non fanno altro che parlare di aiuti senza concludere nulla. “Per voi – dice Trump a Zelensky – non fanno niente, credo che dovreste chiedergliene conto”. L’affermazione è falsa e per dimostrarlo basta qualche dato.
Linda Qiu, giornalista del New York Times, ha raccolto dei numeri che dicono che la maggior parte degli aiuti ricevuti da Kiev dal 2013, anno della rivoluzione che portò alla destituzione del russofilo Viktor Yanukovich, sono arrivati proprio dall’Unione europea. In questi anni i paesi dell’Ue non hanno “parlato e basta”, come ha detto Trump, ma hanno contribuito allo sviluppo dell’Ucraina con 1,8 miliardi di dollari destinati soltanto all’assistenza. E gli Stati Uniti? Nello stesso periodo, dal 2014 al 2017 (fonte Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) di dollari ne hanno versati 926 milioni. “Quando sono con la Merkel, lei mi parla dell’Ucraina, ma non fa nulla di pratico”, dice Trump al collega di Kiev. Falso anche questo, la Germania in cinque anni ha impegnato 1,1 miliardi in aiuti umanitari, programmi di sviluppo e prestiti alla nazione. Secondo il Congressional Research Service invece, gli Stati Uniti avrebbero contribuito ad aiutare l’Ucraina con 1,3 miliardi di dollari e 600 milioni per la sicurezza. L’Europa ne ha spesi 16,5 miliardi, cifra che tiene conto anche dei prestiti delle banche. L’impegno dell’Ue non può essere messo in discussione, in questi anni oltre a contribuire al rafforzamento della democrazia ucraina, ha dato un aiuto sostanzioso, ben al di là delle parole, anche all’economia, rafforzando i flussi commerciali e con un accordo di libero scambio raggiunto nel 2014. I flussi di merci che venivano dalla Russia dovevano essere rimpiazzati, altrimenti si sarebbe creato un vuoto enorme nell’economia di Kiev, e in questi anni ci ha pensato Bruxelles, non Washington. Anche all’interno della Nato sono stati i paesi dell’Unione europea a spingere per la creazione di fondi fiduciari per aiutare il paese, la cui sicurezza è senza dubbio una priorità europea e non americana per evidenti ragioni geografiche e strategiche, e i singoli alleati dell’Alleanza atlantica hanno messo a punto programmi di assistenza bilaterale, per un valore complessivo di 44 milioni di dollari.
“Gli Stati Uniti sono stati molto ma molto buoni con l’Ucraina”, dice Trump durante la telefonata, dopo aver tentato di sminuire il ruolo dell’Unione europea e poco prima di chiedere a Zelensky il favore dello scandalo. E il presidente ucraino ha risposto con entusiasmo: “Lei ha assolutamente ragione. Non al cento per cento, ma al mille per cento”. Si sarebbe potuto limitare a ringraziare il presidente americano, certo non immaginava che la conversazione sarebbe stata pubblicata e anzi sarebbe stata motivo di un impeachment e, lasciandosi sfuggire un po’ troppe parole, ha aggiunto: “Sembra che per quanto logicamente l’Unione europea debba essere il nostro principale partner, tecnicamente gli Stati Uniti lo sono molto di più”.
Mercoledì Zelensky ha detto ai giornalisti che in questa storia non vuole essere coinvolto e ha definito la telefonata “normale”, ma le sue affermazioni potrebbero scontentare i partner dell’Unione europea, soprattutto Germania e Francia impegnate nella riapertura degli accordi di Minsk. Lo scandalo ucraino potrebbe avere qualche effetto europeo, Emmanuel Macron e Angela Merkel non getteranno all’aria anni di fatiche diplomatiche per qualche battuta impreparata e infelice scambiata in una telefonata privata. Potrebbero fare un po’ i preziosi, atteggiamento poco merkeliano e abbastanza macroniano, ma forse si limiteranno a qualche tirata di orecchie e magari qualche muso lungo. Intanto l’inesperto Volodymyr Zelensky ha appreso una lezione: dei veri amici non si sparla, nemmeno in una telefonata privata. Nemmeno quando il presidente degli Stati Uniti sta per chiederti un favore.