Tokyo sogna il suo Macron
Shinjiro Koizumi ha il ciuffo, dice “sexy” e “cool”e viene da una dinastia politica potente. Chi è il nuovo ministro di Shinzo Abe, pronto a soffiargli il posto di leader
La guerra ai cambiamenti climatici deve essere “divertente”, deve essere “cool” e pure “sexy”. Parlando domenica scorsa in conferenza stampa alla vigilia del summit sul clima alle Nazioni Unite, il neoministro dell’Ambiente giapponese, Shinjiro Koizumi, ha detto che spesso certi argomenti “sono noiosi. Dobbiamo trasformare grandi sfide come quelle dei cambiamenti climatici. Siamo pronti a creare una società senza emissioni carboniche, siamo pronti a contribuire in quanto paese industrializzato alle guerre contro il climate change”. Forse ispirato dalle giovani folle mobilitate dalla giovanissima Greta Thunberg, il primo discorso da ministro di Koizumi junior ha fatto notizia: il trentottenne si è presentato parlando direttamente in inglese, e ha evitato di leggere direttamente dagli appunti, usando parole ed espressioni risultate “divertenti”, andando a braccio. Il fatto è che nel pragmatismo giapponese certe parole, “cool” e “sexy”, hanno poco a che fare con la politica nazionale. E infatti il suo discorso è stato accolto in modo tiepido dall’opposizione al governo di Shinzo Abe, ma anche dai gruppi ambientalisti, riportava ieri la Reuters: “Non ha molto senso quello che ha detto”, ha commentato un giovane universitario membro del comitato organizzatore della marcia contro i cambiamenti climatici che c’è stata anche a Tokyo venerdì scorso. Yuichiro Tamaki, leader del Partito democratico giapponese – attualmente la formazione politica più grande dell’opposizione nipponica – ha scritto su Twitter che “esprimersi in inglese certo è difficile”, però “le parole di Koizumi non hanno senso”, cioè non includono nessuna road map, nessuna indicazione specifica su quale sarà la politica ambientale del governo di Tokyo. Anche perché Koizumi jr. è il volto della campagna antinucleare giapponese, e lo ha ribadito subito dopo la sua nomina a ministro dell’Ambiente: “Mi piacerebbe studiare un modo per eliminare le centrali nucleari, non per mantenerle attive”. Ma senza combustibili inquinanti e senza energia nucleare, come può la terza economia del mondo continuare a essere un paese industrializzato? “Nel novembre del 2017 venti paesi hanno annunciato che smetteranno di utilizzare il carbone”, ha scritto Yuichiro Tamaki. “Nel Regno Unito sarà abolito nel 2025 e in Francia entro il 2021. In Giappone, invece, ci sono circa 40 nuovi piani di espansione di centrali elettriche a carbone. E’ necessario lavorare al di là della logica tra partiti al potere e all’opposizione su come ottenere un approvvigionamento stabile di elettricità senza carbone”, considerato il fatto che sin dall’incidente nucleare di Fukushima, l’11 marzo del 2011, quasi tutte le centrali nucleari giapponesi sono spente.
Forse ispirato dalle giovani folle mobilitate da Greta Thunberg, il primo discorso da ministro di Koizumi junior ha fatto notizia
Il problema è che quando parla di “cool” e “sexy”, Koizumi probabilmente si riferisce alla sua vera strategia politica, quella che ha imparato dal padre. Se non fosse che la parola pop è ormai pericolosamente vicino a populista, potremmo dire che la famiglia Koizumi è quella che ha introdotto l’elemento pop nell’ingessata politica giapponese – è per questo che Shinjiro, nel suo discorso all’Onu, parlava ai cittadini più che agli altri politici. Dopo essere stato spesso indicato nei sondaggi d’opinione come il favorito alla successione alla guida del Partito liberal democratico, il trentottenne Shinjiro Koizumi si trova oggi alla sua prima prova politica. Finora non aveva fatto altro che capitalizzare l’eredità di suo padre: Junichiro Koizumi, il più famoso e incisivo primo ministro giapponese del Dopoguerra, un ricordo indelebile della politica nipponica anche a livello internazionale. Da parte sua, Shinjiro Koizumi è perfetto per la politica contemporanea: è bello, è telegenico, parla come un politico navigato sia in giapponese sia in inglese, e ha la sindrome di quello che è stato tenuto in panchina fin troppo a lungo. A farlo scendere in campo, dopo anni di pettegolezzi e aspettative, è stato Shinzo Abe, nell’ultimo rimpasto di governo del 12 settembre scorso. Subito dopo, l’esecutivo di Abe ha guadagnato il 45 per cento dei consensi. A quanto pare i giapponesi hanno apprezzato lo sforzo di Abe di aprire ai riformisti: Shinjiro Koizumi, infatti, non fa parte della fronda dei conservatori duri e puri che fanno capo a Shinzo Abe. E’ famoso per aver criticato il governo in varie occasioni. Nel 2012 e nel 2018 ha votato come leader del Partito non Shinzo Abe ma Shigeru Ishiba, e secondo i media giapponesi in passato aveva più volte rifiutato un posto dentro all’esecutivo di Abe – una decisione politica opposta l’ha presa Shigeru Ishiba, a capo della fazione anti-Abe all’interno del Partito liberal democratico (soltanto venti parlamentari iscritti), che è stato ministro della Difesa e ministro dello Sviluppo ed è ancora un influente politico all’interno della coalizione di maggioranza. Questa volta, alla chiamata di Abe, Shinjiro Koizumi ha detto sì – forse, scrivono i media giapponesi, per riaccreditarsi anche tra i meno riformisti. E tutti gli uomini del presidente, i fedelissimi di Abe, a partire dal segretario generale Yoshihide Suga, hanno accettato con favore l’arrivo del giovane favoloso nel governo. Il motivo è che “è iniziato il trono di spade alla giapponese”, scriveva l’altro ieri il Nikkei Asian Review, perché Shinzo Abe, dopo essere stato il primo ministro più longevo del Dopoguerra giapponese, tra due anni dovrà mollare la leadership del Partito liberal democratico. Finora non è emerso nessuno, tra i personaggi della politica giapponese, in grado di rimpiazzare la figura di Abe e di conquistare la fiducia del Partito. C’è lo storico rivale Shigeru Ishiba, c’è Fumio Kishida, attuale capo del partito ed ex ministro degli Esteri, c’è il telegenico Taro Kono, ex ministro degli Esteri e ora ministro della Difesa, c’è lo stesso Suga, braccio destro di Abe ma considerato troppo anziano. Adesso, finalmente, Abe ha messo alla prova anche il giovane Shinjiro Koizumi, che tra due anni avrà l’età di Emmanuel Macron quando è stato eletto presidente della Repubblica francese. La politica giapponese vuole il suo Macron, e forse l’ha trovato.
Un mese fa ha annunciato le nozze con la popolare conduttrice televisiva Christel Takigawa, che è di origini francesi
Nato a Yokosuka, nella prefettura di Kanagawa, è qui che Shinjiro Koizumi è cresciuto e ha studiato. Yokosuka è una città a mezz’ora di treno da Tokyo, famosa per il suo porto militare, che è il più strategico delle Forze di autodifesa giapponesi, e per i giubbotti sukajan, i bomber con la schiena in raso ornata di dragoni e disegni tradizionali. Siccome in Giappone la politica è un affare di famiglia, l’undicesimo distretto della prefettura di Kanagawa è il feudo dei Koizumi. Quando nel 2008 Junichiro Koizumi ha annunciato il suo ritiro dalla politica, il figlio Shinjiro semplicemente ha preso il suo posto: con una campagna elettorale praticamente a costo zero, fatta di volontari mobilitati solo un mese prima del voto, Shinjiro è stato eletto in Parlamento. Grazie a lui, la linea “dinastica” dei Koizumi è arrivata alla quarta generazione in politica: già suo nonno e il suo bisnonno avevano ruoli di rilievo nell’esecutivo. Oggi il Koizumi piccolo si muove molto disinvolto nei corridoi tra i palazzi del potere: perfino il ciuffo dei suoi capelli è abilmente messo lì per ricordare quello di suo padre. Non è stato sempre facile, per lui, perché il fatto di aver avuto poca esperienza è il principale argomento dei suoi oppositori. Soprattutto adesso che è ministro dell’Ambiente, visto che di ambiente non si è occupato mai. Le sue battaglie politiche riguardano la riforma del sistema fiscale giapponese e negli ultimi anni si è occupato delle zone disastrate dal terremoto del 2011.
Tutti sanno che spesso si serve della retorica populista, e la sua presenza sui media giapponesi è una costante. L’ha fatto pure con il suo matrimonio: esattamente un mese fa ha annunciato le nozze con la popolare conduttrice televisiva Christel Takigawa, che è di origini francesi (particolare non di poco conto in un paese dove gli stranieri sono gaijin e i figli dei matrimoni misti hafu, tutti termini dispregiativi). E sfruttando l’attenzione dei media ha detto che non vuole che la moglie prenda il suo cognome – una consuetudine consolidata in Giappone – e ha intenzione di prendersi il congedo di paternità – un’altra di quelle norme scritte su carta, nel paese del Sol levante, ma mai effettivamente entrata nell’uso comune. “Non ero mai stato convinto del matrimonio in vita mia, considerata la mia storia familiare…”, ha detto ai giornalisti. In effetti, per capire l’ascesa del personaggio Shinjiro Koizumi tra i Palazzi di Tokyo – dove un parlamentare su cinque è “figlio di” – bisogna tornare indietro, alla mezza rivoluzione politica di suo padre.
Non ha grosse esperienze, ma nei sondaggi viene fuori spesso come il favorito alla leadership del Partito, quindi del governo
Junichiro Koizumi è il primo ministro giapponese che tutti ricordano. Al governo dal 2001 al 2006, in uno dei periodi più complicati della storia mondiale, la sua eredità politica riguarda soprattutto la politica estera: forte di un’amicizia solida con l’America di George W. Bush, il suo fu il primo governo giapponese del Dopoguerra ad autorizzare missioni di pace all’estero, in Afghanistan e Iraq, grazie a una fantasiosa interpretazione dell’articolo 9 della Costituzione giapponese – l’articolo che oggi Shinzo Abe vorrebbe riformare. L’alleanza con l’America portò a Koizumi molte critiche in casa, ma lo ispirò anche nella privatizzazione delle Poste giapponesi, una delle più grandi riforme del sistema economico nipponico. Sia Koizumi padre sia Koizumi figlio sono assidui frequentatori dello Yasukuni, il tempio scintoista dove si ricordano le anime dei caduti nelle guerre giapponesi e, tra gli altri, quelle di alcuni criminali di guerra. Le visite di personaggi pubblici al tempio sono condannate dal governo di Pechino, e creano periodicamente varie grane diplomatiche. Ma Junichiro è ricordato soprattutto per essere stato uno dei capi del governo di Tokyo più carismatici e pop della storia. Grande fan di Elvis Presley – grazie a lui a Shibuya c’è una statua del Re del Rock and Roll – nel 2005 la casa discografica BMG Japan pubblicò un disco dal titolo “My Favorite Ennio Morricone Music: Presented By Junichiro Koizumi”. Ha dato la sua voce a un film d’animazione giapponese, ha ballato con Richard Gere (nota è la sua somiglianza con l’attore americano) e ha cantato con Tom Cruise, e sin dal 2006 è il protagonista di uno straordinario fumetto, “Mudazumo Naki Kaikaku”, dove il supereroe Koizumi batte tutti i leader mondiali nel gioco del mahjong. Ha avuto anche una tormentata vita privata, un’eccezione nella tradizione politica giapponese che considera sacra la formalità della famiglia: quando aveva trentasei anni ha sposato la ventunenne Kayoko Miyamoto, da cui sono nati i suoi tre figli. Quattro anni dopo la coppia ha divorziato, Koizumi non si è mai più sposato e soltanto due degli eredi hanno deciso di continuare ad avere il suo cognome. Le vicende di Koizumi e Kayoko Miyamoto hanno riempito per anni le pagine di gossip, anche perché il loro primo figlio, Kotaro Koizumi, è un noto attore delle serie tv giapponesi e il secondo, Shinjiro Koizumi, potrebbe essere il prossimo primo ministro giapponese.
Ha ereditato tutto del padre Junichiro, compreso il ciuffo. Ma il vero delfino era Shinzo Abe, e ora lo scontro è fratricida
Uno degli atti politici più importanti di Junichiro Koizumi furono i due summit tra Giappone e Corea del nord, nel 2002 e nel 2004. A oggi, gli unici della storia. Quando Junichiro atterrò a Pyongyang per incontrare l’allora leader nordcoreano Kim Jong Il, ad accompagnarlo c’era una giovane e rampante promessa della politica nipponica: Shinzo Abe. Koizumi è stato il padre politico dell’attuale primo ministro, che lo ha inseguito per anni, fino a sostituirsi a lui dopo le dimissioni di Junichiro nel 2006. E qui c’è tutto un lessico familiare, appunto, da decifrare, perché due anni dopo Koizumi lascia il testimone al figlio (quello vero, quello biologico) e nel 2013 – dopo lo choc del terremoto e maremoto del Tohoku e l’incidente nucleare di Fukushima – Koizumi padre inizia una campagna antigovernativa esplicita contro l’energia nucleare e, di riflesso, contro la strategia della “messa in sicurezza” del governo di Abe. Oggi, il figlio politico tradito, cioè Shinzo Abe, è la persona che sta dando una possibilità all’altro, cioè Shinjiro Koizumi. Il quale eredita non solo i voti del padre, ma anche la sua influenza pop in un paese in cui le decisioni politiche e i suoi protagonisti sono sempre più distanti dai cittadini. La vera scommessa politica inizia adesso.