Margrethe Vestager (foto LaPresse)

Vestager è pronta a menare durissimo nel suo secondo mandato

Eugenio Cau

Se tutto va come previsto, la prossima vicepresidente della Commissione Ue ha in serbo nuove armi. Le misure ad interim

Milano. Margrethe Vestager, attuale commissario alla Concorrenza della Commissione Ue e, se tutto va come previsto, futuro vicepresidente della prossima Commissione guidata da Ursula Von der Leyen, con doppia e ingombrante delega alla Concorrenza (ancora) e alla Politiche digitali, ha progetti piuttosto ambiziosi per il suo secondo mandato. Ieri il Financial Times scriveva che Vestager imporrà le cosiddette “misure ad interim” all’azienda americana Broadcom prima che la sua indagine antitrust sulla compagnia sia conclusa. Le misure ad interim sono uno strumento legale creato dall’Ue nel 1980 e mai utilizzato negli ultimi vent’anni. Il fatto che Vestager voglia rispolverarle indica che la commissaria è pronta ad aumentare la pressione sulle aziende, specie tecnologiche e specie americane, che fanno abuso della loro posizione dominante.

  

 

Il caso specifico di Broadcom funziona così. Secondo la Commissione Ue l’azienda americana produttrice di microchip ha una posizione dominante nel mercato, e ne abusa facendo firmare ai propri clienti contratti di fornitura esclusiva: se vuoi comprare i miei microchip, non puoi comprarli dalla concorrenza. Secondo la Vestager questa pratica è così grave che bisogna bloccarla prima ancora che le indagini del suo ufficio siano terminate e che cominci tutta la trafila di appelli e decisioni giuridiche. Entrano in gioco qui le misure ad interim, che dovrebbero bloccare immediatamente le presunte pratiche anticoncorrenziali di Broadcom.

 

La Vestager aveva cominciato a valutare pubblicamente l’utilizzo delle misure ad interim attorno alla decisione su Broadcom lo scorso aprile, ma adesso sembra pronta ad attivarle per la prima volta dal 2001. Ci sono ragioni specifiche sul perché Vestager si è decisa a questo passo proprio adesso e sul perché è probabile che, se il caso contro Broadcom andrà come previsto dalla commissaria, le misure saranno usate ancora, specialmente contro le compagnie tecnologiche. La prima ragione è che il secondo mandato dato a Vestager nella nuova commissione la rafforza politicamente e indica che c’è consenso attorno al suo operato. La seconda ragione è che, nonostante l’attivismo degli ultimi anni, gli effetti delle decisioni di Vestager specie sul mercato digitale sono stati ridotti. Vestager ha comminato miliardi di dollari di multe (otto miliardi soltanto a Google, divisi in tre casi differenti), ma non è riuscita a modificare in maniera strutturale come funziona il mercato digitale, che è troppo veloce per i tempi lunghi della Commissione Ue. Esempio: a marzo di quest’anno si è concluso con una multa da 1,5 miliardi di euro il caso Google AdSense. Il caso riguardava una pratica di abuso di posizione dominante cominciata nel 2006, e la Commissione Ue aveva cominciato a indagare nel 2012. Alla Commissione sono serviti sette anni per arrivare un verdetto, e nel frattempo Google, che già dal 2006 abusava della propria posizione, aveva consolidato il mercato a tal punto che nel 2016, graziosamente, aveva sistemato il problema da solo. Dal 2006 al marzo 2019 il mercato era cambiato a tal punto che l’indagine ormai era inutile, e anche 1,5 miliardi di multa ex post non sono niente per un gigante come Google. Insomma, Vestager vuole avere più armi per combattere la sua battaglia, anche perché molti dei casi di cui si è occupata nel suo primo mandato stanno arrivando a giudizio in questi mesi, e la sua legacy è in gioco.

 

Il fatto che la Commissione Ue applicherà politiche sempre più dure in tema di Antitrust, e che probabilmente le applicherà contro le compagnie tecnologiche, e dunque contro le compagnie americane, potrebbe non essere il miglior segnale distensivo da proporre al presidente americano Donald Trump, che in passato ha rilasciato dichiarazioni terribili contro Vestager. 

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.