Forever Brexit
I Comuni votano sì (è la prima volta!) all’accordo Johnson ma chiedono tempo per discuterlo. La “pausa” e la proroga
Milano. Per la prima volta nella storia della Brexit, i Comuni inglesi hanno approvato un accordo di uscita dall’Ue firmato sia dal governo di Londra sia dai paesi europei. Boris Johnson ha ottenuto questo attesissimo sì, con uno scarto inimmaginabile – trenta voti di vantaggio, 329 a 299 – che sa di ribellione laburista. Ma la sua gioia è durata un attimo perché quindici minuti più tardi i Comuni hanno bocciato la procedura rapida richiesta dal governo per dibattere la legge del ritiro dall’Ue: quindi c’è un accordo che piace ai Comuni ma i Comuni vogliono guardarlo attentamente, ed eventualmente emendarlo: sono 415 pagine di documento, 115 sull’oggi, il resto sulle relazioni future, che a una lettura rapida sembrano ancora più insidiose del negoziato appena concluso (il punto principale: se non ci si accorda entro il 31 dicembre del 2020 sulle relazioni future, si esce senza accordo. Sì, nel 2020).
Ma Johnson, che ora ha un accordo “abbracciato” dal Parlamento, come ha detto lui, non vuole chiedere nessuna proroga, né tecnica né sostanziale: c’è un accordo, si esce il 31 ottobre con questo accordo, come promesso. Quindi che si fa? Indovinate un po’: si aspetta, le-prossime-24-ore-sono-cruciali. Johnson ha iniziato le telefonate con i leader europei per capire che intenzioni hanno. Tre le opzioni: proroga corta, proroga con elezioni, proroga fino al giugno del 2020, prima del voto del prossimo budget europeo. Nel frattempo, il governo accelera i preparativi per il no deal.
Dalle piazze ai palazzi