Un segnale alla Cina dall'Europa
Il Premio Sakharov a Ilham Tohti e i diritti violati che non possiamo ignorare
Ilham Tohti è il simbolo della persecuzione degli uiguri, la minoranza musulmana cinese dell’area dello Xinjiang. E’ uno dei volti più importanti della dissidenza, la voce che ha avuto il coraggio di parlare per anni della sistematica violazione dei diritti umani degli uiguri da parte del governo centrale di Pechino. A lui ieri è stato assegnato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, conferito ogni anno dal Parlamento europeo. Tohti, che attualmente sta scontando una condanna a vita in carcere per “separatismo”, era stato già nominato per il prestigioso premio nel 2016.
Il presidente dell’europarlamento David Sassoli ha detto che “Tohti ha dedicato la sua vita a difendere i diritti della minoranza uigura in Cina. Nonostante sia una voce moderata e di riconciliazione, è stato condannato all’ergastolo in seguito a un processo farsa nel 2014”. Non solo il gesto, ma anche le parole di Sassoli apriranno un enorme problema con le autorità cinesi, che considerano la questione uigura e in generale quella delle minoranze etniche dello Xinjiang molto sensibile – basti pensare che fino a poco tempo fa Pechino negava perfino l’esistenza dei campi di prigionia per uiguri nell’area, e poi con una massiccia campagna mediatica ha tentato di farli passare come “campi di rieducazione”. Il Premio Sakharov a Tohti, che è stato il più votato dai capigruppo del Parlamento europeo, è il primo forte gesto politico nei confronti della Cina da parte dell’istituzione legislativa dell’Ue, e forse non è un caso che sia stato assegnato nelle stesse ore in cui l’Alto rappresentante della politica estera, Federica Mogherini, è in visita a Pechino. Ieri c’è stato un incontro cruciale tra la delegazione europea e il premier cinese Li Keqiang: l’Europa è il maggior partner commerciale per la Cina, ma ultimamente Bruxelles ha intrapreso una politica più dura nei confronti di Pechino, soprattutto per quanto riguarda i diritti universali. Se la cooperazione e il dialogo con la Cina sono imprescindibili per l’Unione europea, è altrettanto vero che le istituzioni comunitarie hanno il dovere di mandare segnali di questo tipo, per non derogare ai princìpi inviolabili su cui è stata costruita l’Unione.