Boris Johnson alla camera dei Comuni (foto LaPresse)

Gli inglesi rispettano le istituzioni perché le usano

Giuliano Ferrara

Cosa vieta agli strateghi della foto di Narni l’immediata approvazione del proporzionale?

Il votosubitismo è stato sconfitto in Italia e in Gran Bretagna quest’estate. Dalle grandi crisi si esce solo quando c’è almeno la speranza di offrire una soluzione politica agli elettori. Se un senatore Salvini particolarmente truce chiede pieni poteri e il licenziamento del Parlamento da una spiaggia, la risposta è no. Se Boris Johnson chiede di fare finalmente la Brexit, cambiando la maggioranza riluttante a Westminster, la risposta è stata un rinvio e ancora un rinvio. Però qui da noi è finita subito con la lagna la più brodosa: chi sono io, chi siamo noi, quale alleanza strategica è possibile tra partiti opposti, come affrontiamo le elezioni umbre, che foto facciamo, che farà l’avvocato Conte? Dal trasformismo benedetto si è passati in men che non si dica a una specie di travestitismo grottesco. In Gran Bretagna invece BoJo si è inventato un’alleanza con gli scozzesi indipendentisti, a maggioranza semplice, per fottere la legge che gli vietava di convocare le elezioni prima di Natale, a meno di racimolare una maggioranza dei due terzi, che Corbyn non gli concedeva. Risultato: Corbyn si aggrega, promette sfracelli in nome della lotta alla povertà, e speriamo bene per poveri e ricchi, ma le elezioni si faranno, e sarà un nuovo Parlamento a decidere definitivamente, cioè provvisoriamente, della Brexit e di molto altro. Se vince Johnson, è fatta, e dopo il divorzio dall’Ue si ricomincia dal negoziato commerciale, che può durare anche tre anni e più. Se vince Corbyn, tutto da rifare, compreso il Regno Unito.

 

 

Che cosa vieta agli strateghi della foto di Narni l’immediata approvazione di una legge elettorale proporzionale? Niente tranne una loro eventuale insipienza. Il maggioritario non ha funzionato nel nostro paese, questo ormai lo hanno capito anche i sassi, e con una proporzionale è anche possibile che il senatore Salvini rimpannucciato metta su una coalizione maggioritaria di centrodestra alle Camere, ma sarebbe, se sarà, un’altra storia rispetto ai pieni poteri di mojito memoria. E guidare una coalizione è diverso dal fare il caudillo insediandosi al Viminale e ricattando le paure del paese, vere o percepite. Saremmo comunque tutti politicamente rassicurati da un votosubitismo ma senza fretta, dopo l’adeguato rinvio estivo e autunnale.

 

 

I britannici le istituzioni le rispettano perché le usano. Sia per l’ostruzionismo accanito che ha rinviato e rinviato ancora la Brexit sia per lo sblocco disinvolto delle procedure necessarie a una nuova maggioranza: get Brexit done or get Brexit undone, Amleto a un certo punto deve scegliere. Il rischio di un corbynismo castrista è abbastanza alto, ma l’azzardo di un populismo democratico e conservatore in nome della sovranità britannica ricostituita vale la pena di una scommessa: per questo voteranno prima di Natale, dopo un gioco delle forzature incrociate che fa onore agli usi e abusi di una vecchia e formidabile democrazia. E anche noi che siamo uno, nessuno e centomila, esperti di ballo in maschera, a un certo punto dovremo scegliere, meglio tardi che troppo presto, ma la premessa è metterci in condizione di farlo usando le istituzioni per poterle poi rispettare.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.