Uniti contro l'AfD
In Germania la rimozione di un deputato dell’estrema destra indica la strada verso una lotta concreta
Roma. Un modo c’è, se si vuole. Anzi, i modi sono tanti e la Germania ha deciso di sperimentarli tutti, per cercare di allontanare la minaccia dell’estrema destra e per evitare che i suoi istinti rompano le istituzione della Repubblica federale. Non era mai successo, forse perché finora non se ne era sentito il bisogno, ma per la prima volta la Germania ha destituito il presidente di una commissione parlamentare. Stephan Brandner, membro del partito Alternative für Deutschland, a capo della commissione Giustizia del Bundestag, è stato rimosso dopo una serie di provocazioni, tante, considerate incompatibili con l’esercizio delle sue funzioni.
L’ultima era stata contro il cantante Udo Lindenberg, insignito dal presidente Frank-Walter Steinmeier della Croce al merito federale per il suo impegno contro l’estremismo di destra. Brandner ha definito l’onorificenza il “salario di Giuda”, un’espressione che secondo i suoi colleghi ha delle evidenti connotazioni antisemite. Le sue confessioni, il suo credo e le sue provocazioni sono tutte sul profilo Twitter: commenti, attacchi, rituìt. I parlamentari tedeschi li hanno visti scorrere davanti agli occhi e hanno stabilito che il parlamentare aveva ormai oltrepassato un confine, invisibile ma delicato, e le opinioni erano diventate un pericolo all’interno delle istituzioni, fondate su dei valori dei quali è arrivato il momento di prendersi cura più di prima.
Stephan Brandner è un parlamentare della Turingia, legato all’ala più estremista dell’AfD che fa riferimento a Björn Höcke, fondatore di un movimento, Der Flügel (l’Ala), che sta spingendo il partito sempre più a destra. E lì, a destra della destra, nata in quell’est della nazione che a ogni elezione tiene Berlino con il fiato sospeso e costringe gli altri partiti a formare alleanze bizzarre – l’ultima probabile è quella in Turingia in cui il partito di estrema sinistra Die Linke potrebbe dover ricorrere all’aiuto della Cdu di Angela Merkel per governare e allontanare l’ultradestra –, si sta aprendo uno strappo che per essere ricucito costringerà l’AfD a fare i conti con la sua identità e con la domanda: rimaniamo uniti o ci dividiamo? Il rimanere uniti implica una decisione difficile che ha a che vedere con il posizionamento, o Der Flügel si riposiziona o l’AfD decide di spostarsi ancora più a destra. Alle elezioni in Turingia, Höcke ha ottenuto un risultato mai raggiunto dai leader del partito negli altri Länder, ha superato per la prima la Cdu e questo lo ha messo in una posizione di forza. I pesi e i contrappesi dovranno essere decisi durante un congresso che dovrebbe avere luogo questo mese, ma non è facile trovare qualcuno disposto a ospitare gli incontri del partito. Stephan Brandner è espressione dell’AfD della Turingia, è un avvocato di 53 anni entrato in Parlamento dopo le ultime elezioni legislative, nel 2017. Fino a quel momento Alternative für Deutschland era rimasto sempre fuori dal Bundestag, ma oltre a ottenere 92 deputati ha anche ottenuto la presidenza di tre commissioni.
Chiudere gli occhi davanti alle provocazioni di Brandner era impossibile, già da membro del Parlamento della Turingia era stato ripreso per diverse affermazioni, aveva dichiarato che Angela Merkel meritava “di andare al fresco” per la sua politica di accoglienza, aveva paragonato gli avventori a uno dei meeting da lui organizzati alle SA naziste e nel parlare delle famiglie siriane aveva detto che sono solitamente composte da “un padre, una madre e due capre”. Arrivato al Bundestag ha continuato a usare gli stessi toni e i parlamentari hanno iniziato a pensare a come prendere dei provvedimenti già quando Brandner, sempre su Twitter, aveva rilanciato il commento di un account anonimo che criticava i politici che avevano portato una candela a Halle, dove nel giorno di Yom Kippur un neonazista tedesco di 27 anni in tenuta militare e con una telecamera sull’elmetto aveva tentato di assaltare una sinagoga e aveva ucciso due persone, un uomo e una donna, per la strada. “I politici portano le candele nelle sinagoghe e nelle moschee” si leggeva nel post, condiviso dal deputato dell’AfD, in cui l’autore denunciava il fatto che invece le due vittime fossero “una tedesca appassionata di musica popolare” e un uomo “di sangue tedesco”.
Mercoledì tutti i membri della commissione Giustizia, tranne i sei deputati dell’AfD, hanno votato a favore della destituzione di Brandner per lanciare un “segnale chiaro contro l’estremismo e contro l’odio”. Alternative für Deutschland ha parlato invece di un “insulto alla democrazia” e del tentativo dei “vecchi partiti” pronti a tutto per “metterla a tacere”. Alice Weidel e Alexander Gauland, leader della formazione di estrema destra, hanno detto che esistono soltanto due fronti in Germania “uno va dal rosso scuro al giallo-nero e dall’altra parte c’è l’AfD”.
Il fronte dal rosso scuro al giallo-nero ha deciso che esiste un punto nella politica tedesca su cui bisogna tenersi uniti e sono i valori sui quali la Germania si fonda. C’è un cordone sanitario anti AfD, contro l’antisemitismo, contro il razzismo, che sta inglobando tutti i partiti perché la Grande coalizione, ormai stanca e logorata, inizia a non essere più sufficiente da sola. Berlino è consapevole del problema, un problema che ha iniziato la sua avanzata dall’est, dalle regioni più insofferenti, sulle quali i motivi dell’estrema destra sono riusciti a fare più presa, ad aprire un varco che aspettava da tempo di potersi aprire. La Germania ha anche capito che se si vuole battere l’AfD, non soltanto come partito ma con tutti i significati che si porta dietro, ha bisogno di azioni concrete, non di allarmismi e proclami. Quando a Dresda, sempre in Turingia, era stata proposta una mozione per dichiarare l’emergenza nazismo, la Cdu della cancelliera aveva votato contro. Il partito riteneva che l’iniziativa fosse “puro simbolismo” e non apportasse nulla di concreto alla lotta contro l’antisemitismo, il razzismo e l’estrema destra, che sono un problema da risolvere non con l’indignazione ma con il pragmatismo. Come la destituzione, storica, di un presidente di una commissione parlamentare.