La grande occasione dell'Europa
Paolo Gentiloni ospite della Festa fogliante di Firenze: “L'Ue è il principale attore che può difendere i nostri valori. Il Mes? Gualtieri fa bene a difendere l'intesa. Gli attacchi di Salvini sono singolari e rischiano di mettere in difficoltà l'Italia”
Si può essere ottimisti sull'Italia? Ma soprattutto l'Europa è ottimista sul presente e sul futuro del nostro paese? Paolo Gentiloni aspetta qualche minuto prima di rispondere. Di sicuro non è semplice. E infatti il commissario agli Affari economici e monetari dell'Unione europea (il 1° dicembre, a meno di sorprese, la Commissione guidata da Ursula von der Leyen dovrebbe essere operativa, ndr), intervistato dal direttore Claudio Cerasa alla Festa fogliante di Firenze non nasconde che “non è facilissimo essere ottimisti sull'Italia”.
“Vorrei evitare risposte palando del nostro patrimonio, della nostra cultura - prosegue - Dico piuttosto che noi siamo e dobbiamo essere ottimisti sull'Italia perché alcune caratteristiche principali del nostro paese, oggi, sono e possono essere utili per risolvere alcuni dei problemi che ci sono a livello europeo. Siamo un paese dinamico con sistema politico flessibile (forse un po' troppo) e da sempre proiettati verso l'esterno grazie all'export e ai commerci. Non solo, abbiamo attraversato momenti molto difficili. La cose sono andate piuttosto male negli ultimi 20 anni ma, proprio per questo, abbiamo anche le risorse per riprenderci”.
Essere ottimisti, insomma, non basta. “Serve qualcosa in più, serve la convinzione delle nostre potenzialità - prosegue Gentiloni - La frase che ho sentito ripetere più spesso in questi anni quando mi è capitato di viaggiare come presidente del Consiglio e, oggi, come commissario Ue, è 'che fortuna avete voi che siete italiani'. L'ottimismo se non ce l'hai te lo devi anche dare. Bisogna credere nelle nostre potenzialità”.
Dal pessimismo, forse eccessivo, dell'Italia a quello dell'Europa che oggi si trova a fare i conti con nazionalismi e sovranismi, il passo è piuttosto breve. Ma probabilmente proprio l'Ue può essere, in questo momento, il vero argine al pessimismo. Gentiloni ne è più che convinto: “L'Europa è indiscutibilmente il primo attore globale che oggi può battersi per le cose che contano e ci stanno a cuore che, in questo momento, sono messe fortemente in discussione. Nessuno certo, mette in discussione la democrazia, ma alcuni mettono in discussione, ad esempio, il nesso della democrazia con la libertà. E ancora lo stato sociale, i diritti dei lavoratori, il rispetto della legge, la libertà di informazione, la parità di genere, la sfida ambientale. Quale altro attore globale può essere protagonista della transizione climatica? Quello che voglio dire è che c'è uno spazio senza precedenti per Europa. In un momento in tanti altri attori globali come la Cina, la Russia e gli Stati Uniti, in modi diversi, vogliono indebolire l'Europa, si crea, per noi, un enorme spazio. L'Europa è l'unico player globale che può andare nella direzione dei valori a cui siamo affezionati. Dico di più: sarà la frontiera discriminante della politica nei prossimi anni. Perché o stai con chi vuole difendere la cose che ci stanno a cuore, o stai dalla parte di chi vuole distruggerle. Da che parte stai è fondamentale”.
Cina, Russia, Stati Uniti ma anche, e qui si torna in Italia, il sovranismo e il nazionalismo che trova in Matteo Salvini uno degli attori principali a livello europeo. È veramente lui il politico più pericolo in Europa in questo momento? “Senza nulla togliere a Salvini - spiega Gentiloni - mi pare che in Europa ci siano leader sovranisti che hanno un'influenza superiore alla sua e governano paesi membri dell'Ue. Certo, come molti ricordano, nelle ultime elezioni europee l'onda tanto temuta non c'è stata. I sovranisti sono minoritari all'interno del Parlamento europeo, ma attenzione a non considerare chiusa questa vicenda. Se è vero che l'Europa ha, almeno potenzialmente quel ruolo unico, insostituibile di attore globale protagonista sul piano sociale e politico di cui parlavamo prima, sarebbe un guaio sottovalutare ciò che sta accadendo. Rischiamo di fare la fine dei 'sonnambuli' del 1913 che, dopo un periodo di grande ottimismo, non videro arrivare l'onda”.
“Personalmente non credo - spiega Gentiloni - che ci sia un attentato di Sarajevo alle porte. Siamo tuttavia in una fase in cui c'è chi parla di nuova Guerra Fredda fra Stati Uniti e Cina. C'è la Russia che ha una certa influenza, anche sul nostro paese. O siamo consapevoli di questo o rischiamo di sottovalutare quello che sta accadendo”.
Quanto pesa la vicenda Ilva sull'affidabilità dell'Italia in Europa? “Si tratta della crisi di una storia industriale di primissimo livello, molto conosciuta a livello europeo, e quindi un peso sicuramente ce l'ha. Certo, sappiamo che l'industria dell'acciaio è in difficoltà non solo in Italia ma mi pare che il governo stia, giustamente, facendo uno sforzo perché ArcelorMittal mantenga i propri impegni. Bisogna fare di tutto per evitare quella che rischia di essere un'enorme crisi sociale e avviare un risanamento indispensabile. I patti vanno mantenuti. Da Ilva, ma anche dal governo”.
Oltre al caso Ilva una delle polemiche che sta dividendo il governo in questi giorni è quella relativa al Meccanismo europeo di stabilità. Salvini ha parlato di un'Italia che sta “svendendo la propria sovranità” e ha definito “traditori del popolo” chi ha condotto le trattative. Gentiloni non crede sia un errore portare avanti la riforma del Mes così come è stata pensata: “Sarebbe semplice sottolineare che, dicendo questo cose, Salvini si stia autodenunciando. Ho fatto parte dell'opposizione al governo Lega-5 Stelle ma considero quella trattativa accettabile. Quando vengono fatte delle mediazioni a livello europeo e internazionale non ci sono mai dei risultati del tutto ottimali. Credo, però, che il governo precedente abbia fatto un tentativo di portare quel trattato su una strada accettabile e oggi fa bene il ministro Gualtieri a difendere la sostanza di quell'intesa. È singolare che chi ha avuto un ruolo così strategico in quel governo Lega-M5s attacchi oggi l'accordo raggiunto. Ma credo che anche questo faccia parte di quel contesto di azioni contro l'Ue per cui siamo molto preoccupati. E vorrei dire che non solo è singolare, ma anche un pochino autolesionista. L'Italia di oggi ha un sistema bancario che, anche se non ha risolto tutti i suoi problemi, ha livelli di difficoltà inferiori rispetto agli anni passati e di certo non diversi da quelli dei grandi paesi europei. Perché dare l'idea che siamo lì nell'anticamera di una richiesta di intervento del Fondo salva-stati che non abbiamo mai avanzato neanche in passato quando le cose andavano peggio? Ripeto, l'accordo è il frutto di una trattativa più che accettabile. Tutta questa discussione rischia di dare un'immagine pessimistica e ingiustificata dello stato della nostra economia e del nostro sistema bancario. Smettiamo di farci del male da soli. Queste cose, peraltro, hanno conseguenze sui mercati perché tutti leggono i giornali e prendono sul serio le cose che vengono dette”.
Negli ultimi giorni Paolo Gentiloni ha lodato a più riprese le piazze delle sardine anti-Salvini. Può essere il Pd il "tonno” che può difenderle? “Il Pd e il suo segretario Nicola Zingaretti sono e possono sicuramente essere il principale difensore di questo movimento, certo non da solo. Delle piazze di Bologna e Modena mi è piaciuto moltissimo il modo con cui i promotori hanno presentato l'iniziativa. Ho scritto un libro che, in modo un po' originale, si intitola 'La sfida impopulista'. Ecco quella delle sardine mi è sembrata un'offerta 'impopulista'. Vedremo come proseguirà”
Oggi l'ex premier è commissario Ue agli Affari economici e monetari. Difficile non fargli una domanda sul debito pubblico dell'Italia: “Quella di tenere sotto controllo il debito pubblico è tornata a essere un tema centrale e lo sarà sempre di più nei prossimi mesi. Anche perché l'aumento del debito pubblico è lievito per le spinte populiste”.
Su cosa si misurerà il successo di Paolo Gentiloni in Europa? “Niente dipende soltanto da me visto che faccio parte di un organo collegiale. Ma secondo me abbiamo davanti due sfide: da un lato trasformare lo slogan del Green Deal in una vera transizione politica a livello europeo. E questo vuol dire politiche industriali, investimenti, scelte sulle tassazioni. Quello delle politiche ambientaliste è di gran lunga lo strumento principale che abbiamo per esercitare la nostra leadership e modificare il contesto delle nostre economie. La seconda sfida è quella di arrivare a un coordinamento delle politiche fiscali di bilancio a livello europeo. C'è uno straordinario lavoro politico da fare”.