Contro la gauche bigotta
Michel Onfray: “Come è possibile che una parte della sinistra francese marci al fianco di fanatici islamisti contrari a tutti i valori progressisti?”
Questo articolo è stato pubblicato sul Foglio Internazionale: ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere a cura di Giulio Meotti
"Sapevo che i vecchi libertini erano i peggiori bigotti, ma non potevo immaginare, giunto a una certa età, di averne una stupefacente dimostrazione! Perché la manifestazione parigina del 10 novembre, che è stata presentata come un corteo di lotta contro l’islamofobia, era in realtà una manifestazione a favore della religione musulmana. Perché no, ma almeno sia detto in maniera chiara”. Così scrive sul suo sito web il filosofo francese Michel Onfray. “La sinistra dovrà spiegarci per quale motivo non tollera neppure un grammo di cristianesimo, mentre vuole tonnellate di questo islam che acquisisce sempre più forza! Questa sinistra così solerte a dare del fascista o compagno di strada dell’estrema destra a chiunque sia rimasto fedele ai suoi fondamentali (e io ne so qualcosa…) sfila oggi al grido di Allahu Akbar diffuso dal megafono. Prendiamone atto. Rendiamo omaggio al Partito socialista, o perlomeno a ciò che resta di questo partito, per aver finalmente capito che il suo ruolo, probabilmente, non era quello di celebrare l’acqua benedetta musulmana e l’incenso islamico. Hanno riflettuto, pesato i pro e i contro, ci sarà forse stato qualche opportunismo nel prendere questa decisione, le elezioni amministrative, effettivamente, non sono molto lontane, ma quantomeno è stata presa, questo partito ha salvato l’onore della sinistra: non si può dire la stessa cosa, invece, del Partito comunista francese (Pcf), della France insoumise (Lfi), del Nuovo partito anticapitalista (Npa), di Génération.s e di Lotta operaia (Lo). Lo so che non bisogna mischiare tutti i musulmani e metterli sotto lo stesso velo. Ma uno studio mostra che un quarto dei musulmani ritiene che la sharia sia superiore alle leggi della République. Ciò significa, se si è ottimisti, che tre quarti dei musulmani vogliono che le leggi della République abbiano la precedenza. Questi ultimi hanno la mia stima e il mio affetto, perché pagano a caro prezzo la barbarie della minoranza.
“In tutti i paesi musulmani c’è la dhimmitudine, la discriminazione basata sulla religione, che impone persecuzioni e vessazioni, e che contraddice il principio di uguaglianza”
Ho l’impressione che quelli che manifestavano domenica 10 novembre appartenessero in gran parte a questa minoranza antirepubblicana. Ricordiamo che la République ha come motto ‘Libertà, uguaglianza, fraternità’, e vi aggiungo laicità e femminismo. Perché se Allah è grande, fatto che non contesto se si crede in lui, per far parte del 75 per cento dei musulmani veramente repubblicani bisognava dire che le leggi della République sono ancora più grandi. Durante la manifestazione, mi sembra che non sia mai stato detto. Perché la libertà, è la libertà di credere o di non credere, di credere in Geova o in Budda, in Maometto o in Gesù, ma anche di essere bigotto o di essere ateo – di essere ateo, ci tengo a precisarlo, perché l’ateo che sono si sente assai minoritario, ma mai mi presenterei come una vittima piagnucolosa… La libertà è anche e soprattutto quella di rinnegare una fede perché non la si ritiene adeguata alla propria vita spirituale. Non mi sembra affatto che questa libertà sia riconosciuta dall’islam: anzi, è esplicitamente punita con la morte. Poiché l’islam è minoritario sul territorio, la dhimmitudine non esiste in Francia. Ma in tutti i paesi musulmani, la dhimmitudine, ossia la discriminazione basata sulla religione, permette di imporre una tassa a un essere considerato come inferiore e di sottometterlo a vessazioni, divieti e obblighi. La dhimmitudine contraddice il principio di uguaglianza. Il Corano, gli hadith del Profeta e la vita di Maometto mostrano inoltre che non esiste nemmeno l’uguaglianza tra un uomo e una donna. Un versetto lo dice esplicitamente: ‘Riguardo ai vostri figli, Iddio vi raccomanda di lasciare al maschio la parte di due donne’ (IV. 11).
L’uguaglianza, dunque, non è un valore islamico. Ma nemmeno la fraternità può essere considerata come un ideale professato dall’islam, dato che quest’ultimo le oppone la Umma. La loro fraternità può esercitarsi, certo, ma soltanto nei confronti degli altri musulmani, non con la Gente della Scrittura, i miscredenti, gli empi, i politeisti e gli atei, per i quali il Corano prescrive esplicitamente l’uccisione. Perché Dio dice ai musulmani, è il Corano che parla: ‘Voi siete la migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini: raccomandate le buone consuetudini, proibite ciò che è riprovevole, credete in Allah. (III. 110)’. La fraternità non esiste neppure con gli omosessuali perché il testo sacro li considera dei ‘trasgressori’. Stessa riflessione sui non musulmani: ‘Sbaragliare i miscredenti fino all’ultimo’ (VIII. 7). ‘Tutti gli ebrei che vi capitano tra le mani, uccideteli’, si legge nella Sirah (II. 58-60), mentre il Corano, degli ebrei, dice: ‘Li annienti Allah…’ (IX. 30). ‘Uccidete i politeisti, ovunque li incontriate’ (XVII. 58), viene inoltre insegnato. Nemmeno il femminismo è compatibile con lo spirito e il messaggio del Corano. Se alcune si dicono femministe e musulmane, bisognerà allora che ci spieghino come considerano queste prescrizioni coraniche: ‘Le donne hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini hanno maggiore responsabilità. Allah è potente, è saggio’ (sic!) (II. 228). ‘Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre’ (IV. 34). ‘Quando si annuncia a uno di loro la nascita di una figlia, il suo volto si adombra e soffoca in sé in la sua ira, sfugge alla gente, per via della disgrazia che gli è stata annunciata: deve tenerla nonostante la vergogna o seppellirla nella polvere?’ (XVI. 58)’. ‘Quest’essere allevato tra i fronzoli, illogico nella discussione…’ (XLIII). ‘Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele’ (IV. 34). ‘E dì alle credenti di abbassare i loro sguardi e di essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo (sic) fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri’ (XXIV. 31).
La Sura intitolata ‘Sul ripudio’ (LXV) permette all’uomo di sbarazzarsi di tale o tale donna quando vuole, senza, ovviamente, che si parli di pensione alimentare e di custodia congiunta… La Sura ‘Le donne’ (IV. 3) legittima più donne per un solo uomo, ma il contrario non è ovviamente immaginabile. Quanto al matrimonio, non è questione di amore, è la famiglia che decide per la donna (IV. 25). Capisco che un musulmano che non ama la République possa vivere secondo queste prescrizioni: sono quelle del Corano e il testo è dettato da Dio stesso all’angelo Gabriele. Non si può dunque ritirare o aggiungere qualcosa a un testo che esprime la volontà di Dio stesso, il quale, come ci diceva l’alto parlante della manifestazione di domenica, rappresenta la Verità suprema. ‘Questa è la Scrittura in cui non ci sono dubbi’, si legge nel versetto 2 della Sura II. Il Corano è dunque un testo politico oltre che religioso. Propone una teocrazia, che è l’esatto contrario della democrazia per la quale c’è stata la Rivoluzione francese. Ritenere che la sharia sia superiore alle leggi della République è la logica del credente medio. E quelli che hanno manifestato mi sembravano in gran parte dei credenti medi. Si potrebbe pensare che se la sinistra fosse stata repubblicana, o almeno lo fosse rimasta, non avrebbe avuto tanta voglia di benedire questa folla quanto di invitarla al dibattito, al dialogo, alla riflessione durante la quale la saggezza di Montaigne e l’umorismo di Voltaire, il rigore intellettuale di Hélvetius e la sagacia di Renan, antichi scrittori amati dalla sinistra, sarebbero stati evocati per rendere la Francia desiderabile a quelli che sembrano non amarla adducendo come motivazione il fatto che non vi sarebbe giustificato il loro rifiuto della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità, del femminismo e della laicità! Parlare al credente medio senza lusingarlo, ma utilizzando con lui il linguaggio della ragione occidentale, ecco ciò che un tempo animava lo spirito dei Lumi!
“Cosa significa oggi per un musulmano presentarsi come un ebreo degli anni Quaranta, in un paese dove non rischiano le camere a gas ma un invito a difendere la loro causa in tutti gli studi televisivi?”
La manifestazione avanzava con uno slogan che diceva “L’islamofobia uccide”: il semplice buon senso e il gusto della verità più elementare ci invitano a chiederci: quante persone in Francia? Nessun musulmano ha perso la vita sul territorio francese per il fatto di essere musulmano. In compenso, ‘L’islam uccide’: 317 persone in Francia negli ultimi anni. Se si vuole che l’islam che uccide, minoritario ma attivo, non sia assimilato all’islam che non uccide, maggioritario ma troppo spesso silenzioso, bisogna smetterla di spargere la polvere sostenendo che sono gli altri che la versano. Coltivare questo islam non è il miglior modo di lavorare a un islam compatibile con la République. Un tempo la sinistra faceva questo lavoro critico perché era animata dalla Ragione. Ora, sembra averla persa. E se ne rallegra. Alcuni sofisti di sinistra sono venuti a spiegare negli studi televisivi che una bambina musulmana con una stella gialla sulla giacca a vento era nel giusto in questa negazione della Shoah, o in questa sorta di sarcasmo à la Dieudonné – Ester Benbassa (senatrice di Europe Écologie Les Verts, ndr) – ha difeso l’oltraggio dicendo che si trattava di una stella a cinque punte, e, dunque, niente critiche. Perché cosa significa oggi per un musulmano presentarsi come un ebreo degli anni Quaranta, tesi di Edwy Plenel nel suo libro ‘Les Musulmans’, in un paese dove non rischiano le camere a gas ma un invito a difendere la loro causa in tutti gli studi televisivi? Ci immaginiamo forse degli ebrei dibattere davanti alle telecamere di una televisione nazional-socialista con un animatore che sfoggia il simbolo della testa di morto della Waffen-SS?”. (Traduzione di Mauro Zanon)
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