La protesta dei trattori a Parigi (foto LaPresse)

Quanto è diventata pessimista Parigi, fra tasse ai servizi e “salva il tuo contadino”

Mauro Zanon

I negoziati commerciali con la grande distribuzione sui prezzi dei prodotti alimentari, il blocco dei trattori e le nuove imposte

Parigi. Fin dalle sei del mattino ieri un migliaio di agricoltori, a bordo dei loro trattori, ha accerchiato Parigi bloccando per diverse ore le principali reti autostradali che consentono l’accesso alla capitale francese. Poi, al grido di “Lasciateci lavorare!” e “Macron, ascoltaci!”, sono confluiti verso gli Champs-Elysées occupando e ricoprendo di fieno alcuni tratti della celebre avenue, per denunciare l’“agribashing” di cui si sentono vittime e fare pressione sul governo in vista dell’apertura dei negoziati commerciali con la grande distribuzione che fissano i prezzi dei prodotti alimentari per un anno.

 

“Vogliamo che i distributori rispettino le regole e non vendano, come ha fatto Lidl dieci giorni fa, la carne di manzo a 6,75 euro al chilo, perché è un vero scandalo”, ha spiegato all’Afp Christiane Lambert, presidente della Fédération nationale des syndicats d’exploitants agricoles (Fnsea), il principale sindacato di categoria, che, con i Jeunes agriculteurs (Ja), è all’origine della mobilitazione di ieri. Il pomo della discordia si chiama loi Egalim, la legge promulgata nel novembre 2018 in seguito agli Stati generali dell’alimentazione, con l’obiettivo di riequilibrare le relazioni commerciali tra agricoltori, industriali e distributori e far cessare la guerra dei prezzi tra gli attori della grande distribuzione. Secondo i sindacati agricoli, la legge, fino a oggi, non è servita a nulla, gli agricoltori continuano a veder crollare i loro redditi, mentre le tasse aumentano. Per questo motivo hanno chiesto al ministro dell’Agricoltura Didier Guillaume “maggiori controlli” e di entrare “nelle negoziazioni per far rispettare i contratti, perché oggi il valore aggiunto non è condiviso”. Ma gli agricoltori, radunatisi anche a Lione, Tolosa e Avignone per manifestare il loro malessere (sui social network, da alcune settimane, è molto popolare l’hashtag #SauveTonPaysan, salva il tuo contadino), sono scesi in strada anche per protestare contro gli accordi di libero scambio Ue-Mercosur e Ceta, ritenuti colpevoli di “distruggere l’agricoltura francese” e di introdurre una “concorrenza sleale”.

 

Se esistono delle criticità nella loi Egalim che vanno risolte per proteggere una professione in forte difficoltà, in materia di accordi commerciali c’è invece molta disinformazione e retorica anti libero mercato. Come spiegato bene dall’Opinion, l’accordo Ceta, che cristallizza le collere del settore agricolo, è infatti un buon affare per gli agricoltori francesi da quando è entrato in vigore in maniera provvisoria (il 21 settembre 2017). Tra il 2017 e il 2018, le esportazioni agricole verso il Canada sono aumentate del 6,6 per cento grazie al Ceta, e solo nel 2018 le esportazioni di prodotti lattiero-casari hanno registrato un più 19 per cento, mentre le importazioni agricole canadesi in Francia sono scesa del 6 per cento nello stesso periodo. Altro che catastrofe per il mondo agricolo, insomma.

 

Questo pessimismo generalizzato e desiderio di bloccare tutto ha trovato anche a Parigi nuove forme di espressione, con la sindaca socialista Anne Hidalgo che, col pretesto della difesa dell’ambiente, ha appena deciso di mettere una tassa per le consegne a domicilio di Amazon, UberEATS e delle altre piattaforme che offrono servizi simili: l’ennesima misura anti liberale, dopo l’annuncio di un referendum per imporre una serie di paletti normativi all’americana Airbnb. Davanti agli studenti di Amiens, la scorsa settimana, Macron ha criticato duramente la tendenza di molte categorie della società a parlare “troppo male” del paese e a lamentarsi sempre, nonostante la situazione non sia affatto disastrosa, e anzi gli indicatori economici mostrano che nessun paese, in Europa, sta meglio della Francia. Viene allora in mente la frase dello scrittore Sylvain Tesson, che, meglio di chiunque altro, ha fotografato la situazione francese degli ultimi anni: “La Francia è un paradiso popolato da persone che pensano di essere all’inferno”.

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