I cristiani in Africa li chiamano “i bianchi”
Bernard-Henri Lévy e la Baronessa Cox nell’odium fidei nigeriano
Roma. “I cadaveri mutilati delle donne. Quest’uomo a cui viene chiesto di abiurare la fede e che viene fatto a pezzi con un machete. Questa bambina strangolata con la catenina della croce. Quest’altro, frantumato contro un albero. E ogni volta, questa banalità di un male di cui loro stessi non capiscono come sia stato in grado di impadronirsi di pastori che, dopo tutto, sono dannati di questa terra. E il richiamo delle moschee radicalizzate dei Fratelli musulmani, che si moltiplicano nella misura esatta in cui bruciano le chiese”.
E’ un pezzo dell’inchiesta drammatica di Bernard-Henri Lévy pubblicata giovedì su Paris Match e dedicata ai cristiani nigeriani. Il filosofo parla di “metodica pulizia etnica e religiosa”. L’odio è viscerale. “Ci sono ‘troppi cristiani a Lagos’, ringhia Abdallah, il più loquace e minaccioso. ‘I cristiani sono cani e figli di cani. Tu dici cristiani. Ma, per noi, sono traditori. Hanno assunto la religione dei bianchi. Non c’è posto qui per gli amici dei bianchi, questi impuri. Il venditore di cartoline mi offre ritratti di Erdogan e Bin Laden e dice che i cristiani alla fine se ne andranno e che la Nigeria, quindi, ad Allah piacendo, sarà libera”. Bernard-Henri Lévy paragona la situazione dei cristiani nigeriani a quanto è successo in Darfur “o anche prima, in Ruanda, in quei giorni della primavera del 1994, quando nessuno voleva credere che il quarto genocidio del XX secolo fosse in corso. La storia si ripeterà in Nigeria? E resteremo seduti pigramente mentre l’internazionale islamista, contenuta in Asia, combattuta in Europa, sconfitta in Siria e in Iraq, apre un nuovo fronte su questa immensa terra dove i figli di Abramo hanno convissuto a lungo? Questo è il significato di ‘SOS cristiani in Nigeria’ che lancio qui oggi”.
Bernard-Henri Lévy non è il solo umanitarista appena tornato dal più grande paese africano. C’è appena stata anche la Baronessa Caroline Cox, che denuncia una politica di islamizzazione all’insegna del motto “la tua terra o il tuo sangue”. “Ho visitato molte delle aree colpite e ho visto le tragedie della morte e della distruzione. Un sopravvissuto mi ha detto: ‘I Fulani hanno attaccato con un machete. Ho perso conoscenza. Quando mi sono svegliato, ho visto mia figlia a terra. Era morta, con il mio dito tagliato in bocca’”. Si stima che oltre mille cristiani siano stati uccisi soltanto da gennaio a oggi e che quasi due milioni di persone siano state sfollate internamente in Nigeria, in gran parte a causa degli attacchi di estremisti islamici come Boko Haram e i Fulani.
Nel 2018 i cristiani uccisi per la propria fede nel mondo, secondo Open Doors, sono stati 4.305. Di questi, 3.731 sono stati uccisi in Nigeria. “Quasi ogni giorno, mi sveglio con messaggi dagli amici in Nigeria, come questo di oggi: ‘I pastori hanno pugnalato a morte un contadino Ogan’”, ha detto l’avvocato per i diritti umani Ann Buwalda. I media ne parlano spesso come di un conflitto economico e sociale. Ma come ha recentemente spiegato suor Monica Chikwe, “è difficile dire ai cristiani nigeriani che questo non è un conflitto religioso poiché ciò che vedono sono combattenti Fulani vestiti interamente di nero, che cantano ‘Allahu akbar!’ e che urlano ‘morte ai cristiani’”. E il mattatoio ha esondato nei paesi vicini alla Nigeria.
In Burkina Faso, nei giorni scorsi, estremisti islamici hanno ucciso quattordici persone dentro a una chiesa protestante (molti i bambini fra i morti). Sono nere le vittime e i carnefici, ma gli islamisti chiamano i cristiani così, “i bianchi”, portano i segni di una fede più ancestrale dell’islam in terra africana, ma considerata come estranea e quindi da eliminare. Sono i figli di un dio minore.