Gli scioperi in Francia contro "la madre delle riforme"
La gauche radicale e i sindacati sono ancora in piazza per protestare contro il "mostro". Dettagli, interlocutori e storie sulla nuova legge sulle pensioni voluta da Macron
Parigi. “Non posso essere candidato nel 2022 se non ho fatto la madre di tutte le riforme”. È condensata in questa frase del presidente francese Emmanuel Macron l’importanza cruciale della riforma delle pensioni, che da giovedì scorso cristallizza le ostilità della gauche radicale e dei sindacati, scesi in piazza in massa per chiederne il ritiro immediato.
I dettagli della riforma delle pensioni e i principali interlocutori
Da quattro giorni, la Cgt di Philippe Martinez e le altre sigle sindacali organizzano la paralisi della Francia pur non conoscendo i dettagli del progetto di legge, che, come dichiarato dal primo ministro Édouard Philippe al Journal du dimanche, verrà precisato mercoledì 11 dicembre. “Mercoledì spiegherò con molti dettagli il dispositivo che voglio costruire. E in seguito, continuerò a spiegarlo”, ha detto il capo del governo, al termine di una serie di incontri a Matignon con i principali ministri coinvolti nel progetto. Il ruolo del primo ministro francese, si sa, è quello di fusibile e scudo del presidente della Repubblica, ma nelle settimane che verranno Philippe avrà anche il compito di fare pedagogia sulla riforma delle riforme per provare a contenere la rabbia dei sindacati, sulla scia del lavoro fatto dall’Alto commissario per le pensioni Jean-Paul Delevoye in diciotto mesi di negoziazioni con le parti sociali (negoziazioni che dovrebbero finire oggi). Quest’ultimo, ex ministro di Chirac, è stato incaricato direttamente da Macron di incontrare e convincere le organizzazioni sindacali, i dirigenti aziendali e i lavoratori, forte della sua esperienza di mediatore della République e di presidente dell’influente Conseil économique social et environnemental (nel 2003, da ministro del governo Raffarin, ha personalmente negoziato la riforma delle pensioni dei funzionari pubblici per allinearle a quelle del settore privato). Ma cosa si sa, per ora, del contenuto del progetto di riforma delle pensioni? Secondo quanto confermato da una fonte macronista al Parisien, Philippe annuncerà la creazione di un regime universale che includerà i 42 regimi speciali attualmente esistenti, con l’introduzione di un sistema di calcolo della pensione a punti (per ogni euro versato si avranno gli stessi diritti pensionistici, a prescindere che si lavori nel settore pubblico o in quello privato). In questo modo, l’inquilino dell’Eliseo, è convinto di rendere il sistema più giusto ed equilibrato, mettendo fine ai privilegi delle categorie ultraprotette, come i macchinisti della Scnf (le ferrovie francesi) che possono andare in pensione anche a 50 anni. In campagna elettorale, Macron aveva promesso di non toccare l’età pensionabile, attualmente a 62 anni, e così dovrebbe essere, secondo le ultime indiscrezioni. La versione definitiva del progetto di riforma dovrebbe arrivare all’inizio del prossimo anno, la sua entrata in vigore, invece, non è prevista prima del 2025.
La mobilitazione di domani e lo sciopero di giovedì
Anche oggi, come da quattro giorni a questa parte, la grève dei trasporti ha bloccato il paese. Imbottigliamenti e code interminabili (631 chilometri solo nell’Île-de-France, la regione parigina) hanno reso la vita impossibile a migliaia di lavoratori diretti verso la capitale. A Gare du Nord, in ragione dello sciopero dei dipendenti della Ratp e della Sncf, si sono registrate le maggiori tensioni, come si può vedere da diverse immagini e video pubblicati sui social.
Situation difficile à Gare du Nord. Les quais sont bondés. #Garedunord #Greve #greve10decembre pic.twitter.com/exb7EmGNie
— terence ken (@edgard_ken) December 9, 2019
E domani, in occasione della seconda mobilitazione contro la riforma delle pensioni, lanciata sull’onda dell’entusiasmo per la grande partecipazione della prima del 5 dicembre (806mila, secondo il ministero dell’Interno), la situazione rischia di essere ancor più grave, soprattutto a Parigi, con la quasi totalità delle linee del metrò ferme ai binari. Oggi pomeriggio, i macchinisti delle linee 2 e 6 del metrò parigino hanno votato il prolungamento dello sciopero fino a giovedì, e nelle prossime ore potrebbero essere seguiti dai loro colleghi.
Les agents #RATP métro lignes 6 et 2 votent la poursuite de la #greve jusqu'à jeudi, déjouant les pronostics d'une baisse de la mobilisation après le week-end. Le temps d'aller à la manifestation prévue à Paris mardi et de réagir aux annonces #retraites d'E. Philippe mercredi. pic.twitter.com/WeYaAeNe02
— Simon Auffret (@S_Auffret) December 9, 2019
La messa a punto all’Eliseo e le barricate dei sindacati contro il “mostro”
Domani, e non questa sera come era emerso dalla prime informazioni, Macron e Philippe si riuniranno all’Eliseo per un “déjeuner de calage”, un pranzo di messa a punto assieme ai ministri implicati nel progetto di riforma. “È un’ambizione di salvataggio del sistema sociale francese, e non lo smantellamento di questo sistema, come alcuni dicono in maniera caricaturale”, ha detto l’entourage del capo dello stato. “Daremo risposte estremamente positive alle tante persone che subiscono ingiustizie nel sistema attuale: le donne, gli agricoltori, e quelli che hanno dei percorsi spezzati”, ha aggiunto il premier Philippe. Ma i sindacati, a partire dalla Cgt, non ne vogliono sapere, per ora. “Resisteremo fino a quando non verrà ritirata”, perché non c’è “nulla di positivo”, ha detto il boss della Cgt, Philippe Martinez. “Non negozierò l’attuazione di ciò che considero come un mostro, come un pericolo per le pensioni di domani”, ha tuonato il numero uno di Force ouvrière, Yves Veyrier. L’esecutivo è consapevole che le discussioni continueranno ben oltre la giornata di mercoledì. Ciò che preoccupa è se anche la mobilitazione si prolungherà a dismisura.
Le differenze e le similitudini con il 1995
I partiti della gauche radicale e le organizzazioni sindacali in cerca di romanticismo amano molte paragonare la mobilitazione di oggi con quella del 1995, quando l’allora primo ministro chiracchiano Alain Juppé fu costretto a rinunciare al suo progetto di riforma dinanzi al più grande movimento sociale della storia di Francia. Alcuni, addirittura, dicono che la protesta contro Macron è partita “ancor più forte” (Olivier Besancenot, portavoce del Nouveau parti anticapitaliste) di quella del 1995, e invitano il governo a “fare attenzione”. “Nel 1995, all’inizio della prima manifestazione, il primo ministro Alain Juppé disse che non avrebbe mai ritirato il progetto. Ma le cose cambiano rapidamente. E la collera è grande. Il governo dovrebbe fare attenzione”, ha avvertito Martinez della Cgt. Come nel 1995, sono i regimi speciali il totem da abbattere. Ma a differenza di Juppé, Macron ha messo nero su bianco la volontà di riformare le pensioni già nel suo programma di candidato di En Marche!. Il primo ministro chiracchiano, come ricorda il Parisien, aveva invece presentato il suo piano di riforma soltanto sei mesi dopo l’elezione di Chirac, senza alcuna pedagogia, e senza alcuna negoziazione con le parti sociali. Inoltre, il mondo sindacale, nel 1995, era molto più potente rispetto a oggi. Infiltrate da elementi radicali, le grandi sigle sindacali, oggi, non godono più della stessa fiducia di 24 anni fa. Infine, l’esistenza di altri mezzi di trasporto, auto ncc, biciclette e monopattini in free floating, che nel 1995 non esistevano, rende lo sciopero per i parigini molto meno pesante. La situazione resta comunque delicata, perché da parte dei sindacati, fatta eccezione per la Cfdt di Laurent Berger, non c’è nessuna voglia di dialogare.
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