Tra fughe, liti e colpe la sinistra resta smunta
Quel che non c’è nel dibattito Corbyn-Blair è un’idea che sappia di nuovo
Non si ingrassa il maiale quando è già al mercato, ripete spesso un celebre spin doctor inglese: il maiale si prepara prima del giorno in cui gli acquirenti scelgono la bestia più promettente. E’ una frase, questa, che si è sentita spesso nei giorni postelettorali britannici mentre si analizzava la sconfitta della sinistra, quel Labour che aveva già perso nel 2017 ma aveva fatto finta di aver vinto e non si era più preoccupato di osservarsi né di ripensarsi, convinto com’era che il paese stesse scivolando via dalla rule conservatrice e inevitabilmente nelle proprie braccia. E’ una frase, questa, che va tenuta a mente anche mentre studiamo ogni sussulto della sinistra americana, che è nel momento dell’ingrasso, tra preparativi e primarie, e che ancora non sa bene qual è il candidato che ha più chance di essere scelto al mercato. E’ una frase, questa, che vale per tutte le sinistre occidentali che, posizionandosi e riorganizzandosi, spendono il loro tempo tra fughe radicali e fughe centriste, molte liti e tanti dispetti, lo sguardo al passato, alle colpe e alle responsabilità – e il maiale guardatelo che magro che è.
L’ingrasso sembra un gioco semplice. Una lente di ingrandimento, occhio svelto, analisi veloce: chi ha vinto, allora, nel dibattito dei democratici di giovedì sera (il sesto), Pete Buttigieg attaccato da tutti o Elizabeth Warren regina della purezza in politica o Joe Biden, l’eternissimo Biden? Dove si piazza l’opposizione a Donald Trump, nell’estremo sinistro o verso il centro, il colpo decisivo è dei radicali o dei moderati? Ognuno risponde con il suo occhio miope, e chissà cosa sceglieranno poi i compratori al mercato. Nel Regno Unito l’ingrasso sembra una partita di calcio, chi tifi tu, Jeremy Corbyn o Tony Blair? E se il Labour ha racimolato soltanto 203 seggi, una miseria storica, è colpa di Corbyn o colpa di Blair? Ognuno risponde con il suo occhio affranto, c’è chi vede nella stagione riformista della sinistra il distacco fatale e irrimediabile dalla classe media; c’è chi invece si coccola ascoltando Blair che rivendica la forza della sua formula politica e quasi matematica: la sinistra sommata alle forze liberali è maggiore della sinistra e basta.
Questa è una partita decisiva che si gioca con le spalle al futuro: Corbyn ripropone una ricetta degli anni Settanta senza nemmeno preoccuparsi di darle un sapore moderno (una posizione sull’Europa, per esempio); Blair ribadisce che la big tent della sinistra liberale è l’unica che ha saputo stracciare la destra, fa un elenco preciso dei temi che vanno affrontati e modellati in un’offerta politica concreta, ma sa, e lo dice, che non è il New Labour di vent’anni fa la risposta, perché quel progetto era buono tra il Novecento e gli anni Duemila, oggi siamo nel 2020 e ci vuole una proposta nuova, adatta a questa stagione, ispirazioni antiche e progetti per il futuro. E no, Blair purtroppo non la enuncia questa proposta: indica la strada precisa, che è quella che ha percorso lui, si va di là, dice, ma una “clause IV” da abolire oggi non c’è, non ce l’ha nemmeno l’ex premier dai tanti e grandi successi.
Il dibattito in stile Corbyn-Blair mostra magrezze indicibili senza dare alcun cibo. L’ingrasso si fa con le idee, a questo lavorano i centri studi e gli intellettuali progressisti spargendo spunti in attesa che un leader ne sappia accendere qualcuno, e che al mercato ci sia la fila. Con la consapevolezza che per quanto l’umore globale sia avvilito e depresso, essere vivi in questi anni Venti significa essere tra le persone più fortunate mai passate su questo pianeta, che è poi il motivo per cui la risorsa prima dell’ingrasso sta nella radice: il progresso.