Si è chiuso un anno di equilibrismi impegnativi. Qualche funambolo è rimasto in piedi sul filo delle relazioni internazionali, qualcuno rimane appeso, qualcuno è già caduto e qualcun altro si concede addirittura qualche capriola, sicuro di avere in pugno amici e nemici, alleati e oppositori. L’Europa, attaccata da ogni parte, è riuscita a resistere a forti scossoni. Ai tumulti interni di populismi e nazionalismi convinti di voler distruggere il sistema europeo, la sua moneta, il suo mercato, i suoi diritti, i suoi valori e anche i suoi confini. Poi ci sono state le spinte che arrivavano dall’esterno, gli Stati Uniti troppo lontani e disinteressati dei quali gli europei non riescono più a fidarsi. Tra Washington e Bruxelles sono volate parole grosse, minacce importanti, più volte è stata messa in discussione la sicurezza e la forza dell’alleanza più naturale che c’è, la Nato – e la definizione di Emmanuel Macron sulla sua “morte cerebrale” rimarrà tra le più dolorose dell’anno che se n’è appena andato.
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