Quando sentite dire che una terza guerra mondiale è inevitabile dato che l’uccisione di Suleimani rende necessaria una spirale ritorsiva senza tregua, pensate a chi lancia questa allerta: sono gli stessi che imputavano alla guerra contro Saddam Hussein (2003) il rischio di un nuovo Vietnam per l’America alla ricerca dei profitti da petrolio, la prospettiva di un esodo biblico dall’Iraq, l’imminenza di una spaventosa carneficina, la pulsione verso il reclutamento e l’affermazione del jihadismo data dalla guerra, l’inevitabilità di una conflagrazione diffusa in dipendenza dall’unilateralismo predicato dai neoconservatori e dal loro programma. Non c’è stato nessun Vietnam, l’insurrezione sunnita fu domata, oggi la libera circolazione del petrolio interessa in linea di principio tutto l’occidente tranne gli Stati Uniti che sono energeticamente autonomi dalla produzione petrolifera, la spaventosa carneficina è quella siriana dovuta all’azione di Suleimani e all’inazione di Obama e di Susan Rice, fedeli multilateralisti, dopo il ritiro totale dall’Iraq, lo stesso per l’esodo biblico, che ha travolto parte dell’Europa, e l’azione di reclutamento efficace dell’Isis in tutto il mondo e perfino nelle democrazie europee è avvenuta tutta dopo, sottolineato dopo, e in conseguenza, sottolineato in conseguenza, della dismissione delle responsabilità militari e di nation building degli Stati Uniti in Iraq e altrove nel medio oriente, mentre oggi nonostante tutto l’Iraq è un campo di battaglia infiltrato come il Libano lo Yemen e la Siria stessa dalle milizie terroriste di Suleimani e la Siria un cimitero all’aria aperta.
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