I missili iraniani non sono la “terza guerra mondiale”

L'agenzia di stato iraniana dice "80 morti americani", il Pentagono dice: zero. Se tutto va bene il “nuovo Vietnam” promesso dagli ayatollah è già finito

Daniele Raineri

L’Amministrazione Trump e l’Iran non hanno voglia di fare una guerra che avrebbe risultati disastrosi – soprattutto per l’Iran, perché non ci sarebbe un’invasione di terra ma uno scambio di colpi a distanza. Questa notte l’Iran ha lanciato 22 missili balistici contro due basi militari in Iraq che ospitano soldati americani, una è Ain al Asad, nella regione occidentale di al Anbar, è l’altra è vicino all’aeroporto internazionale di Erbil, nel nord del paese a maggioranza curda. I missili non hanno ucciso nessuno secondo le dichiarazioni del Pentagono e del governo iracheno (nelle basi ci sono molti soldati iracheni), ma questa mattina l’agenzia di stato iraniana parlava di “ottanta morti americani e duecento feriti”. Pura disinformazione, come molto spesso succede. Del resto l’ayatollah Khamenei aveva promesso al popolo una vendetta per l’uccisione venerdì scorso del generale iraniano Qassem Suleimani a Baghdad e aveva parlato di un “nuovo Vietnam” per gli americani. I Guardiani della rivoluzione hanno dichiarato che “la vendetta feroce è cominciata”. Ma subito dopo il bombardamento il governo iraniano ha detto di avere concluso le operazioni di autodifesa e che se l’America non attacca non ce ne saranno altre e il presidente americano Donald Trump ha twittato che “va tutto bene”, anche se la stima dei danni nelle due basi irachene colpite è ancora in corso.

 

 

Il lancio dei missili ha dato molto tempo ai soldati nelle basi prese di mira di mettersi al sicuro. Nella notte fonti militari irachene avevano parlato di vittime fra fra i soldati iracheni, ma poi non hanno confermato la notizia. Di fatto, è stata un’aggressione militare iraniana contro installazioni militari dell’Iraq, come del resto era già successo in questi mesi. Gli attacchi delle milizie filoiraniane alle basi che ospitano soldati americani hanno fatto molte più vittime fra i soldati iracheni che tra quelli stranieri.

  

In questi giorni si era parlato di “terza guerra mondiale” per timore che ci fosse una escalation senza controllo tra i due paesi, ma per ora l’evento con più vittime reali è stato ieri il funerale del generale Suleimani, perché almeno 35 persone sono morte nella calca.

  

Nella notte un aereo di linea ucraino con 168 passeggeri a bordo è precipitato subito dopo il decollo da Teheran e non si è salvato nessuno. A quanto si sa per ora il disastro non è legato alle operazioni militari che erano in corso.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)