Roma. Con la decisione di rifiutare l’incontro con il premier Conte a Roma viene fuori il grande problema del leader Fayez al Serraj: fuori dalla Libia rappresenta il governo assediato di Tripoli grazie alla sua presenza rassicurante da nonno gentile che piace negli incontri internazionali, ma in patria deve obbedire a blocchi di potere che gli dettano cosa fare. La decisione mercoledì di non atterrare a Roma e di tirare dritto verso Tripoli è stata presa da lui – dice al Foglio una fonte libica che preferisce non apparire con nome e cognome – perché sapeva che se avesse dato l’impressione di aprire un negoziato con Haftar all’atterraggio sarebbe stato considerato un traditore. Molti nel campo degli anti Haftar lo considerano troppo debole e la falsa notizia di un suo rapimento circolata mercoledì sera è sembrata verosimile: come se un’accoglienza brusca fosse nell’ordine delle cose.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE