Così Macron ha scaricato Ségolène Royal
L’ex compagna di Hollande è stata rimossa dall'incarico di ambasciatrice francese al Polo nord e al Polo sud. C'entrano alcune sue critiche al governo e delle inchieste che la riguardano
Parigi. Dal Pôle Nord al Pôle Emploi (il centro per l’impiego francese, ndr) è un attimo, scrivono perfidi i commentatori parigini. Ségolène Royal, ex candidata alle presidenziali ed ex ministra dell’Ambiente, non è più ambasciatrice di Francia per i Poli: è stata licenziata per volere del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, dopo una serie di richiami all’ordine per le sue critiche veementi al mancato divieto di alcuni pesticidi, alla prossimità del capo dello stato al “mondo del business globalizzato” e soprattutto alla riforma delle pensioni promossa dal governo, cui è associata in qualità di ambasciatrice. “Signora Ambasciatrice, si prevede di mettere fine alle sue funzioni dopo le recenti prese di posizione pubbliche, che contestano la politica del governo e la sua attuazione alla quale lei, in qualità di ambasciatrice, titolare di un posto sottomesso alla decisione del governo, è strettamente associata”, si legge nella lettera firmata da François Delattre (segretario generale del Quai d’Orsay, sede del ministero degli Esteri francesi) e Emilie Piette (segretaria generale del ministero della Transizione ecologica), pubblicata ieri su Facebook dalla stessa Ségolène Royal.
L’ex compagna di François Hollande paga il mancato rispetto del dovere di riservatezza che la funzione richiedeva, dato che la nomina di ambasciatrice viene fatta direttamente dall’esecutivo. Il licenziamento, secondo quanto riportato da France Inter, sarà ufficializzato il prossimo 24 gennaio in consiglio dei ministri. Ségò twitta in maniera compulsiva invocando VOLTAIRE (in maiuscolo e il suo spirito, e secondo alcuni starebbe già pensando di presentarsi alle presidenziali del 2022 per dar fastidio alla République en marche (Lrem).
L’esprit voltairien ne nous manque t’il pas ? < Je ne suis pas d’accord avec ce que vous dites mais je me battrai jusqu’à la mort pour que vous ayez le droit de le dire > VOLTAIRE https://t.co/0oaZ2T89bX
— Ségolène Royal (@RoyalSegolene) January 15, 2020
Intanto, ferita nell’orgoglio, l’ormai ex ambasciatrice francese per l’Artico e l’Antartico, si erge a portabandiera dei “senza voce che soffrono per riforme brutali e ingiuste”, autoproclamandosi nuova paladina anti Macron. Eppure c’è stato un tempo in cui Ségò e il wonder boy del quinquennio Hollande si piacevano assai, come racconta il Parisien. Appena nominato ministro dell’Economia, nel settembre 2014, Ségò lo prende sotto la sua ala protettrice, dice di essere affascinata dal talento del giovane di Amiens e dal suo franc-parler. Macron ricambia: apprezza la libertà di tono dell’allora ministra dell’Ambiente, e quando fonda En Marche! tutti notano le similitudini con i Désirs d’avenirs di Ségolène nel 2007, la piattaforma politica partecipativa per superare le vecchie logiche e i partiti tradizionali con cui l’allora candidata socialista puntava a conquistare l’Eliseo.
Era tutto rose e fiori, insomma, fino a quando Macron viene eletto presidente della Repubblica e nella squadra dei ministri decide di non includere Ségolène Royal, di lasciarla fuori dal quinquennio della révolution liberale. Si è sentita snobbata, dimenticata, “umiliata”, secondo chi la conosce bene, e anche se nel settembre del 2017 le è stato offerto il ruolo di ambasciatrice per i Poli non ha mai digerito la sua assenza dal governo Philippe. Da quel momento, è stato un susseguirsi di attacchi verso l’esecutivo. La crisi dei gilet gialli? “Mal gestita”. La riforma delle pensioni? “Brutale”. Macron? Amico del “business mondializzato”.
Pochi giorni fa, la ministra delle Infrastrutture, Elisabeth Borne, le aveva lanciato un ultimatum in diretta su France Info: “Deve fare una scelta: o vuole restare ambasciatrice, e allora deve rispettare le scelte del governo, o preferisce recuperare la sua libertà di parola, e allora non può più essere ambasciatrice”. Ma ci sarebbero anche altri motivi che hanno precipitato il licenziamento dell’ex ministra dell’Ambiente. A ottobre, un’inchiesta di Radio France aveva rivelato che l’ambasciatrice per i Poli non aveva mai assistito alle riunioni del Consiglio dell’Artico, ossia l’istituzione che riunisce i rappresentanti degli otto stati che hanno parte del territorio nel Polo, a differenza del suo predecessore, un certo Michel Rocard, che era regolarmente presente. Questa mattina, inoltre, Radio France ha rivelato che la procura finanziaria nazionale ha aperto un’inchiesta preliminare nei confronti di Ségolène Royal per utilizzo improprio dei fondi pubblici. I 100 mila euro messi a disposizione dal Quai d’Orsay, oltre a tre collaboratori, sarebbero stati utilizzati da Ségò per “missioni” esterne ai compiti della sua posizione di ambasciatrice. Tra le altre cose, avrebbe utilizzato i fondi stanziati per promuovere il suo ultimo libro, “Ce que je peux enfin vous dire”, e per finanziare la sua fondazione, Désirs d’avenir pour la planète.