Giochiamo: scopri le differenze tra Putin e Xi. Appunti su una riforma dittatoriale
Il leader russo per far sopravvivere il putinismo alla sua presidenza dopo il 2024 ha voluto attorno a sé una corte di scrittori, di atleti e di musicisti pronti ad approvare, più che a consigliare
Roma. Mikhail Mishustin, il premier nominato da Putin mercoledì dopo le dimissioni di Dmitri Medvedev, ha ricevuto l’approvazione della Duma. Formerà la sua squadra di governo e secondo il quotidiano Kommersant non tutti i ministri verranno cambiati. Il passaggio successivo sarà mettersi a lavoro e scrivere la riforma che per il momento Vladimir Putin ha in testa. Sul referendum, c’è già stato un passo indietro, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha detto che sottoporre le modifiche al voto dei cittadini sarà difficile, ma, se si voterà, sarà dopo settembre. Il leader russo per concretizzare la riforma con la quale si prepara a far sopravvivere il putinismo alla sua presidenza dopo il 2024, anno in cui scadrà il suo secondo mandato consecutivo, ha voluto attorno a sé dei consiglieri particolari, una corte di scrittori, di atleti e di musicisti pronti ad approvare, più che a consigliare.
In un comunicato mercoledì sera, qualche ora dopo l’annuncio di Putin, il Cremlino faceva sapere che il presidente sarà affiancato da Zachar Prilepin, romanziere ed ex combattente del Donbass, la regione ucraina in cui i separatisti filorussi aiutati da Mosca si scontrano con l’esercito regolare ucraino; dalla saltatrice con l’asta Elena Isinbayeva; dal pianista Denis Matsuev e dall’attore Vladimir Mashkov; oltre ai direttori dell’Ermitage di San Pietroburgo e della Galleria Tretyakov di Mosca. Il compito di Mishustin, il “Burocratic Superman” come lo ha definito Leonid Bershidsky di Bloomberg, sarà quello di affiancare il presidente, di assecondarlo, di dare a questa nuova fase la parvenza di rottura con il passato. La rottura non c’è stata e anzi l’annuncio di voler modificare la Costituzione rafforzando la Duma e il Consiglio di stato per assicurare la perpetuazione del suo potere ha dato la misura di cosa sia il putinismo: ha fugato i dubbi sulla natura di un sistema antiquato che con la democrazia ha poco a che fare. Sia che Putin con la nuova Costituzione voglia governare da premier o da capo del Consiglio di stato, sia che voglia tenere il potere rimanendo nell’ombra, l’annuncio di mercoledì ha portato la Russia lontano dall’Europa. L’ha invece avvicinata definitivamente alla Cina, ai sistemi dittatoriali, “dopo l’annuncio di Putin – ha scritto su Twitter la giornalista Irina Borogan – sembra che vivremo in Cina, ma con diversi partiti politici”.
In attesa di conoscere la nuova squadra di governo, di familiarizzare con il Burocratic Superman di cui si sa che gioca a hockey e che è un tecnocrate che si diletta anche a comporre musica pop, l’attenzione va ai dettagli della riforma annunciata, ai desiderata del presidente che sono usciti durante la giornata di ieri. A guardare bene le modifiche proposte sembra di trovarsi davanti alle paure del presidente russo. Putin non ha ancora chiaro quale sarà il ruolo del capo di stato nel nuovo ordinamento russo, ma ha già detto chi non potrà mai diventare presidente. Non avranno accesso alla carica i russi con due passaporti, chi in passato ha detenuto la cittadinanza straniera o un permesso di soggiorno, anche se sono cittadini russi. Così il presidente si sbarazza dei suoi nemici più pericolosi, gli autoesiliati, gli anti putiniani, gli oligarchi o gli intellettuali che hanno avuto problemi con il putinismo e a chi si è allontanato dalla Russia toglie la possibilità di tornare e avere un ruolo attivo nella vita politica del paese. In questa nuova costituzione, ha detto il presidente, sarà importante che la Russia rafforzi la sua sovranità, anche il diritto russo avrà la priorità sul diritto internazionale. E chi non è d’accordo, chi non lo è stato in passato, deve limitarsi a guardare da lontano questi cambiamenti dittatoriali. In Russia i cambiamenti non hanno fatto molta notizia, Putin è riuscito a rendere il paese distante dalla propria politica, impermeabile alle modifiche. Sui social invece i dissidenti per consolarsi si mandano foto del presidente come potrebbe essere tra quattro anni, o ancora tra dodici: vecchio, vecchissimo, ma sempre al potere.
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