“Noi cristiani siamo chiamati ‘coloro che puliscono i bagni'”. Asia Bibi si racconta in un libro
Bibi racconta quello che sta passando la sua comunità in “Enfin libre”, che è in uscita in Francia il 29 gennaio
Roma. “Sono orgogliosa di essere cattolica. Quando facciamo i documenti di identità, siamo obbligati a dichiarare la nostra religione. Il nostro passaporto ha un colore particolare, è nero. Prima ancora di aprirlo, sappiamo subito che siamo cristiani”. E’ una confessione da una terra di mezzo, fra i vivi e i morti, quella che Asia Bibi consegna alla giornalista francese Anne-Isabelle Tollet nel libro “Enfin libre”, in uscita in Francia il 29 gennaio per le edizioni di Rocher.
Reduce da dieci anni nel braccio della morte pakistano con l’accusata di “blasfemia”, infine liberata dopo una campagna internazionale, da qualche mese Asia Bibi vive libera, nascosta, in Canada. E’ a loro, agli “accusati di blasfemia ancora imprigionati”, che questa Madre Coraggio dedica il suo libro, anticipato ieri dal Figaro. “Gli estremisti islamici sono cattivi, ma non solo con i cristiani. Spaventano anche i musulmani che devono seguire una linea di condotta rigorosa nei confronti del Corano. Gli islamisti dettano la loro volontà in Parlamento, la loro influenza è terribile perché tutti li temono, anche i ministri e il presidente. Tutti sono indifesi di fronte a loro, perché non esitano a mettere bombe o ad allearsi con i talebani per uccidere e uccidersi nel nome di Allah. Inoltre, i giudici dell’Alta corte di Lahore devono avere avuto paura di loro per condannarmi a morte”.
Bibi racconta quello che sta passando la sua comunità. “Siamo soprannominati choori, che sta per ‘colui che pulisce i bagni’. La stragrande maggioranza dei cristiani si limita alla pulizia delle strade e, nelle campagne, è difficile possedere la terra perché i musulmani si rifiutano di venderci i loro appezzamenti a un prezzo normale”. Dice di avere avuto molta paura per le sue figlie a scuola. “Perché ogni giorno i loro compagni di classe le incoraggiavano a convertirsi e talvolta li insultavano o le spingevano quando dicevano che credevano in Gesù e che erano orgogliosi della loro religione. Erano pronti ad assassinare un bambino di nove anni, solo perché condivideva i giochi dei musulmani”. Spesso la folla è così elettrizzata dall’odio anticristiano che non aspettano che i giudici esprimano il loro verdetto. “Questo è stato il caso di Shazad e Shama, una coppia cristiana, genitori di un bambino di tre anni, una folla di centinaia e centinaia di persone si è gettata su di loro come un’enorme onda. Li hanno picchiati con una rabbia non umana e li hanno bruciati vivi”. Almeno settanta persone sono state uccise da bande di musulmani dopo essere state accusate di blasfemia. Asia Bibi racconta delle ragazze cristiane che vengono rapite, detenute con la forza e violentate. “Si convertono forzatamente all’islam, bruciate con l’acido o uccise se osano resistere. In quale mondo viviamo?”.
Nel libro, Bibi racconta la sua prigionia: “Non ricordo le date, ma ci sono giorni che non si dimenticano. Come mercoledì 9 giugno 2010. Sono arrivata, prima che il sole tramontasse, al centro di detenzione di Sheikhupura, dove ho passato tre anni prima di cambiare prigione come si cambia casa. Viviamo tutti con la paura nello stomaco che una persona malvagia ci accusi erroneamente. Ed è quello che mi è successo. Sono stata gettata in un orribile incubo che è durato dieci anni. Pensavo che non mi sarei mai svegliata!”.
Asia si è svegliata, ma tante altre donne cristiane sono ancora in carcere in Pakistan con le stesse false accuse. Come Saima, che dice: “Per me la vita è come la morte”.