La nave fantasma di Erdogan che viaggia tra Genova e la Libia
I francesi identificano il cargo che ieri si trovava in Libia e che, secondo Macron, ha portato armi a Serraj. Ecco le rotte dell'imbarcazione sulla quale ci sono molte zone d'ombra
Questo pomeriggio l’agenzia di stampa France Presse, che cita fonti delle forze armate francesi, ha diffuso il nome della nave cargo che ieri era stata scortata dalla Marina militare turca al porto libico di Tripoli e che, secondo i francesi, era carica di armi. La nave si chiama Bana ed era stata fotografata ieri mentre navigava al largo della capitale libica, affiancata da almeno due fregate turche. A identificare la nave cargo, riferiscono le fonti militari francesi, sarebbe stata prima di tutti la portaerei Charles DeGaulle. Già da ieri, si erano diffuse molte voci su un’eventuale consegna di mezzi blindati e armi da parte dei turchi al governo di unità nazionale di Tripoli, quello che è sostenuto dalla comunità internazionale e dalla Turchia. Queste voci non sono confermate, dato che non esistono fonti verificate sull’esistenza di questo carico sospetto e sul suo effettivo sbarco a terra. Ciononostante, ieri è stato lo stesso presidente francese Emmanuel Macron a sbilanciarsi e ad accusare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan di “non mantenere la parola” e di avere inviato armi ai suoi alleati. Per la verità, da settimane è complicato appurare l’entità degli aiuti militari che la Turchia ha inviato a Tripoli, e questo riguarda sia il numero dei combattenti spostati dalla Siria alla Libia sia i mezzi che sarebbero stati inviati al governo di Fayez al Serraj. Quello che sembra lampante, invece, è che diversi attori del caos libico – dal generale Khalifa Haftar che parla di jihadisti siriani già salpati verso le coste italiane dalla Libia, allo stesso Macron che sostiene il generale libico, passando per Erdogan – siano impegnati da tempo nel dipingere lo scenario libico a un centimetro dall’esplosione.
Ship of Interest: Choueifat Lebanon based Middle East Maritime Consult’s Lebanese flag ro-ro Bana (x-Sham 1, xx-City of Misurata) arrived to the Port of Haydarpaşa in Istanbul on December 11. Near the port, the ship turned off AIS. pic.twitter.com/VbdZ0Og8Bj
— Yörük Işık (@YorukIsik) January 1, 2020
Nonostante i diversi attori coinvolti nel fronte libico siano molto attivi nel fare propaganda, il caso della nave cargo Bana ha diversi punti d’ombra. L’imbarcazione batte bandiera libanese, trasporta automobili e il suo armatore ha sede legale a Beirut. Si tratta della Middle East Maritime Consult e la Bana risulta l’unica nave appartenente alla flotta di questa società. Dopo essere stata scortata da una fregata turca fino a Tripoli, in queste ore si trova in navigazione al largo delle coste occidentali della Sicilia e si dirige verso nord, al porto di Genova. Il sito di monitoraggio del traffico marittimo Marine Traffic segnala che la Bana ha già navigato diverse volte tra la Libia e Genova. L’ultima volta che la nave aveva fatto la spola tra il porto ligure e quello di Misurata era stato lo scorso 13 gennaio. Secondo fonti sentite dal Foglio, il carico della nave al porto di Genova è sempre risultato in regola e non ha mai destato sospetti.
Ma la nave naviga molto spesso anche verso la Turchia: il 3 gennaio, la Bana salpa dal porto di Istanbul di Haydarpaşa e si muove ancora verso Misurata. Almeno una volta, per la precisione lo scorso 11 dicembre, la nave ha anche oscurato alcune sue manovre sotto costa, spegnendo il suo trasponder AIS una volta vicina al porto di Istanbul. Così facendo però ha attirato l’attenzione di Yoruk Isik, un fotografo di Reuters che da anni è molto attivo nello studio delle navi militari e non che transitano per lo stretto del Bosforo. Isik da allora ha tracciato tutti gli spostamenti della nave ed è riuscito anche a risalire ad altri elementi sospetti che riguardano gli armatori. Tra il 2015 e il 2017, quando la nave si chiamava “Città di Misurata”, il dipartimento del Tesoro americano inserì l’imbarcazione tra i beni confiscati per attività legate al traffico di droga. La nave apparteneva alla Abou-Merhi Lines SAL, il cui proprietario era Ali Abou Merhi, considerato vicino a un altro libanese, Ayman Joumaa, accusato di narcotraffico e riciclaggio di denaro tra medio oriente, Sudamerica ed Europa.