Caro governo, a noi italiani in Cina ci hai pensato?
L’inedito stop ai voli da e per la Cina imposto dal governo di Giuseppe Conte ha sollevato critiche da più parti. La lettera di un professionista residente a Shanghai spiega uno dei motivi
Al direttore - Le scrivo perché non ho visto, nella discussione ossessiva italiana della questione coronavirus, alcuna nota sulla mossa del nostro “governo” relativa alla chiusura degli aeroporti ai voli dalla Cina (inclusa Taiwan, a questo si sono adeguati...).
Non voglio parlare della inutilità di questa decisione dal punto di vista sanitario (considerato che può essere , relativamente facilmente, aggirata con voli indiretti) come neppure della sua insipienza dal punto di vista commerciale/relazionale con la Cina (nell’anno del turismo cinese in Italia, peraltro).
Ma di cosa pensi il “governo” dei suoi cittadini residenti in Cina ai quali ha effettivamente tagliato sostanzialmente l’unica via di rientro nel proprio paese.
Almeno dall’ultimo conflitto mondiale, quando le rotte dei piroscafi del Lloyd triestino sono state interrotte.
Adesso che facciamo? Ci industriamo per trovare vie indirette (eludendo quindi le cautele sanitarie)? O hanno deciso il rimedio medievale del chiudere le porte e rinchiudere gli abitanti tra le mura della città appestata? Conviene vi diano anche fuoco, il migliore disinfettante.
Gli altri stati, rispettosi dei propri cittadini, non hanno vietato i voli: hanno vietato l’accesso ai “foreign nationals” provenienti dalla Cina ed imposto quarantena ai cittadini - non li hanno “tagliati fuori”.
È una soluzione inutile, che paradossalmente danneggia solo gli italiani: per un cinese arrivare in Europa (e in Italia) via Parigi o Madrid o Francoforte è indifferente. Non così per chi in Italia ci abita.
Ho vissuto la SARS quasi vent’anni fa, mi vivrò anche questa epidemia sperando vada tutto bene.
Che nessuno abbia pensato a noi che siamo qui e alle ramificazioni di questa assurda decisione non mi sorprende. Ma che almeno se ne parli.
Claudio d’Agostino
Avvocato, residente a Shanghai da oltre vent’anni