Milano. In tutti gli abbandoni, le separazioni e i divorzi, il momento più difficile è quello degli scatoloni: è quando realizzi che è davvero finita. Per questo il Brexit day – il Regno Unito è uscito ufficialmente dall’Unione europea ieri a mezzanotte – è molto più doloroso per gli europei che per gli inglesi. Nel Regno Unito non cambia ancora nulla: si entra nel periodo di transizione, si tirano giù le bandiere europee, si brinda in modo più o meno sfrontato e sguaiato, ma gli scatoloni in ingresso non ci sono. In Europa sì: gli uffici dei britannici sono stati svuotati, i parlamentari sono andati via (quelli del Brexit Party ieri suonavano le cornamuse e portavano la Union Jack “a casa”), la rappresentanza permanente inglese diventa “missione”, chi resta riceve messaggi in cui si dice di controllare gli indirizzari, di stare attenti a non fare “reply” a vecchie email. Gli inglesi ora sono “visitatori da uno stato terzo”, non partecipano più agli affari europei. Gli europei erano ventotto e ora sono ventisette: la differenza si vede già.
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