Calcolo, ambizione, riscatto. Ritratto psicologico di un burocrate eccentrico, prima umiliato e poi osannato dai nemici di Trump
John Bolton riunisce in sé tutti i personaggi della storia. Eroe e antagonista, re e mendicante, fedele scudiero e consigliere traditore, salvatore della patria e nemico pubblico, attore protagonista e comparsa laterale, giustiziere e canaglia. I baffi sono l’unica costante. I nemici di un tempo, democratici e liberali più in generale, dicevano che era “troppo estremo”, “pazzo”, “pericoloso”, “instabile”, una voce troppo lontana dal coro mainnstream per potere essere ascoltata, lui che ai rapaci intenti avrebbe fatto volentieri seguire belligeranti azioni contro qualunque stato canaglia gli fosse capitato a tiro. E’ rispuntato un video del 2005 in cui l’allora senatore Barack Obama gli testimonia tutta la sua sfiducia in aula, durante l’ordalia che lo porterà a non essere confermato come ambasciatore americano presso l’Onu, carica che ricopriva pro tempore in virtù della nomina presidenziale. Nel contesto di quel processo di scrutinio del candidato sono emerse enormità anche molto pittoresche, come le accuse di avere lanciato oggetti vari ai suoi sottoposti.
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