Putin ha deciso di spendere per riprendersi un po' del consenso perso
Il nuovo governo russo vuole ridiscutere il budget del 2020 per aumentare la spesa del 10 per cento. Come limitare le proteste
Roma. Il nuovo governo, nato per la costruzione di una nuova Russia, ha delle idee economiche ben precise: aumentare la spesa pubblica. Durante una riunione, il nuovo primo ministro, Mikhail Mishustin, ha detto che rafforzare il sostegno sociale “per aiutare i cittadini e rendere l’economia più dinamica” sarà uno degli argomenti all’ordine del giorno per la prossima settimana, quando la Russia deciderà se modificare o no il budget che era stato previsto per il 2020. La proposta è di aumentare le spese pianificate almeno del 10 per cento: due miliardi di rubli in più (circa 29 miliardi di euro), parte del denaro dovrebbero venire dal fondo di ricchezza nazionale alimentato dalle vendite di petrolio. La questione economica russa è diventata in questi anni un tormento per il presidente Vladimir Putin che, pur rimanendo forte e ancorato a un potere ancora solido, ha visto il suo consenso calare dal marzo del 2018, quando era riuscito a farsi eleggere presidente con oltre il 70 per cento dei voti, anche l’affluenza era stata oltre il 70. La fiducia è ai minimi da 13 anni, e Putin sta cercando la soluzione affinché il putinismo possa rimanere in piedi anche oltre il 2024, quando ci saranno le prossime presidenziali. Lui non potrà candidarsi, ha già fatto due mandati consecutivi, potrebbe riproporre lo scambio di cariche che aveva portato alla presidenza Dmitri Medvedev nel 2008, oppure creare per sé un nuovo ruolo, magari a capo del Consiglio di stato. E’ tutto in divenire e da quando Putin ha annunciato la riforma costituzionale la Russia sembra quasi congelata. E’ rimasta a guardare i cambiamenti che arrivavano dal Cremlino e l’uscita di scena di Medvedev, che dopo aver ricoperto la carica di premier dal 2012 è stato mandato alla vicepresidenza del Consiglio di sicurezza, non l’ha scossa più di tanto. Di politica i russi non parlano, ma guardano con attenzione allo stato della loro economia.
Lo scorso anno, durante il filo diretto con gli elettori, uno degli appuntamenti fissi del presidente che si presenta in studio e risponde alle domande dei russi, tanti si erano lamentati della perdita di potere di acquisto, della povertà degli ospedali, delle strade, della mancanza di scuole o anche di acqua potabile in alcune zone della Russia. Il presidente per la prima volta aveva dato la colpa alle sanzioni occidentali, un avvenimento, dal 2014 il mantra era stato: le sanzioni non ci toccano. La volontà del nuovo governo entrato in carica dopo le dimissioni forzate di Medvedev è far respirare l’economia russa. I cittadini hanno iniziato a lamentarsi: già protagoniste dei Mondiali di calcio a Mosca erano state le proteste contro la riforma delle pensioni, era strano vedere tante persone per strade e soprattutto tante persone non giovanissime. Negli ultimi sei anni i redditi dei russi sono diminuiti, lo stato ha preferito spendere nelle guerre (come in Ucraina e in Siria) o nella sicurezza o nel tentativo di creare un internet sovrano. E’ arrivato il momento di cambiare qualcosa per riprendersi il sostegno dei russi. Così il governo – che tra le sue fila conta anche una figura come Andrei Belousov, ex aiutante del Cremlino promosso a vicepremier che da alcuni anni fa campagna a favore della spesa pubblica – sta studiando una nuova strategia. Le manifestazioni degli ultimi mesi per le strade di Mosca contro il presidente erano animate soprattutto da ragazzi, alcuni di loro non avevano nemmeno raggiunto l’età per votare ma manifestavano contro l’esclusione dei candidati indipendenti dalle liste elettorali, contro la riforma di internet, contro la chiusura di Telegram. Se a questi ragazzi, che sono una minoranza interessata al rispetto dei criteri democratici, si dovessero aggiungere anche i russi infuriati per le condizioni economiche, allora il putinismo sarebbe in pericolo. La povertà è la minaccia alla longevità politica di Vladimir Putin. L’unica soluzione per il Cremlino adesso è spendere.