Benjamin Netanyahu (foto LaPresse)

Momento Iowa per Netanyahu

Micol Flammini

Storia dell’app vulnerabile del Likud che ha fatto venire fuori nomi e indirizzi di chi vota in Israele

Roma. La corsa israeliana verso la terza elezione in un anno si arricchisce di scontri, dettagli e follie. E’ una corsa complicata – si voterà il 2 marzo – in cui in ballo ci sono molte cose: un governo, la sicurezza nazionale, un piano di pace con i palestinesi e le sorti di Benjamin Netanyahu, capo dell’esecutivo daa dieci anni e ora con tre incriminazioni sulle spalle per corruzione, frode e abuso d’ufficio. Bibi vuole vincere a ogni costo, ha puntato il più in alto possibile, anche grazie all’accordo offerto da Donald Trump, molto vantaggioso per Gerusalemme. La corsa è forsennata, i rischi sono numerosi, soprattutto per il premier, e l’arrivo per il Likud del suo momento Iowa non era previsto e sicuramente nemmeno desiderato. Dopo gli Stati Uniti, Israele, altro grande centro dell’innovazione mondiale, ha avuto un problema che collega le applicazioni e il voto.

 

 

Come raccontato da Haaretz, il Likud, il partito del primo ministro, ha caricato su un’applicazione, Elector, il registro completo degli elettori: 6.453.245 cittadini che hanno fornito nome cognome, indirizzo mail, numero di telefono e altri dettagli. I partiti politici israeliani ricevono i dati personali degli elettori, si impegnano a proteggere la loro privacy, a non fornire i dati a terzi e a cancellare definitivamente tutte le informazioni al termine delle elezioni. Dopo aver ricevuto i dettagli, il Likud li ha caricati sull’app Elector, sviluppata dalla ditta Feed-b, che non si è premurata di potenziare le misure di sicurezza. Un incidente, non un atto voluto, una sciatteria nella programmazione che ha reso l’applicazione più vulnerabile: il codice sorgente si vedeva integralmente e da lì era possibile arrivare ai nomi utente e alle password degli amministratori del sistema consentendo di accedere al registro e di scaricarlo. Il Likud ha preferito non commentare e non è ancora chiaro quante persone abbiano avuto accesso al registro.

 

Come avvenuto in Iowa, l’app è il prodotto finale di un sistema che dovrebbe consentire di gestire meglio le elezioni: il sistema rende possibile l’invio di messaggi oltre alla gestione dei dati degli elettori o delle postazioni di voto. Ma secondo la rivista TheMaker, citata da Haaretz, oltre al fallimento del sistema, e all’inaspettata violazione della privacy degli utenti, c’è anche altro da denunciare. L’applicazione consente anche la creazione di un database in cui finiscono i dati di persone segnalate dai sostenitori del partito. Gli utenti infatti vengono invitati a fornire i dati di potenziali elettori e anche questi nomi, cognomi e numeri di telefono sono stati resi pubblici.

 

 

Per il Likud non è la prima volta, il database dei suoi sostenitori già in passato aveva dimostrato di non essere molto sicuro. Anche durante le primarie, che si sono tenute e dicembre, in cui qualcuno nel partito aveva sperato e disperato di trovare la strada per un’èra post Bibi, il sistema per il voto online era stato scritto in modo approssimativo, tanto che qualsiasi utente connesso a internet sarebbe stato capace di apportare delle modifiche. In questo caso la situazione è più delicata, sono stati i dati di 6.453.245 cittadini a essere resi pubblici. E se si considera che la popolazione di Israele conta quasi 9 milioni di cittadini, sul registro del Likud si potevano trovare i dettagli di quasi tutto lo stato ebraico.

 

Sono tanti i fattori che rischiano di complicare questa terza elezione, che secondo alcuni analisti non sarà nemmeno l’ultima (i rapporti tra Benny Gantz, il leader di Kahol Lavan, e il premier non sono cambiati e l’ipotesi di un governo di unità nazionale non sembra ora più probabile rispetto a cinque mesi fa). Al primo posto, in cima alle preoccupazioni, c’è lo stesso Benjamin Netanyahu, agitato e vorace, dopo il piano di pace per il medio oriente offertogli da Trump era disposto ad annettere immediatamente gli insediamenti in Cisgiordania e la Valle del Giordano prima delle elezioni. Gli Stati Uniti sono intervenuti e il voto sul tema è stato rinviato. Lungo la Striscia di Gaza aumentano le tensioni: la scorsa settimana un uomo si è lanciato in macchina contro 12 soldati israeliani, il premier ha promesso che prima delle elezioni Israele è pronta per una guerra. I cittadini dello stato ebraico sanno tutti che devono molto a Netanyahu, soprattutto in fatto di sicurezza, lo sanno anche i suoi avversari e questa elezione sembra sempre di più un voto su di lui, sul premier. La storia di un’app del Likud fatta male, che ha rivelato i dati degli elettori in uno dei paesi più avanti in materia di innovazione, è un altro atto di questa corsa forsennata, il sintomo di una confusione politica che per ora non sta mettendo a rischio la sicurezza nazionale, ma che sarebbe meglio risolvere prima di una quarta elezione.

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