I trumpiani temono che in America il virus sarà usato contro il presidente
Le autorità considerano “inevitabile” la diffusione del coronavirus negli Stati Uniti. E alla Casa Bianca si chiedono se sia questo “il cigno nero” capace di far saltare tutti gli schemi e aggredire i successi elettorali di Trump
Roma. Le autorità americane considerano inevitabile la diffusione del coronavirus negli Stati Uniti e sono ancora incerte sulla gravità del contagio e dei suoi effetti. Per ora ci sono soltanto 53 infetti su suolo americano, e la maggior parte di loro è stata infettata mentre si trovava all’estero ed è stata rimpatriata sotto controllo, ma il Centro per la prevenzione delle malattie infettive ha già avvertito che “non si tratta di se, si tratta di quando”. La Borsa americana risponde con il calo più brusco degli ultimi due anni.
Alla Casa Bianca, secondo il sito Politico, lo staff del presidente si chiede se il Covid-19 sia “il cigno nero” (che è il titolo di un saggio famoso di Nassim Nicholas Taleb), quindi un evento imprevedibile che ha la capacità di far saltare tutti gli schemi e di creare una nuova realtà. Donald Trump ha dato ordine ai suoi di tenere basso il tema per quanto è possibile, loda il presidente cinese Xi Jinping per la disciplina con la quale ha affrontato l’emergenza e ripete che ad aprile il caldo spazzerà via il virus. Ma per il suo staff il tema è sempre più difficile da tenere basso rispetto alle altre notizie (sta per arrivare in America), la Cina non è stata per nulla un modello virtuoso di lotta al contagio e alcuni virologi sostengono che questo coronavirus non è ancora conosciuto e quindi potrebbe comportarsi in modo diverso dagli altri virus influenzali che ai primi caldi perdono potenza. Aprile potrebbe non portare la soluzione. E nel frattempo il cigno nero potrebbe togliere a Trump i due temi molto forti sui quali contava per la campagna presidenziale, gli accordi commerciali con la Cina e il vigore entusiasmante dell’economia americana – che continua a crescere senza interruzioni dal secondo mandato di Barack Obama. E pensare che in molti sono già sicuri che Trump abbia in tasca la vittoria per il secondo mandato, perché i democratici hanno schierato contro di lui una batteria di candidati troppo litigiosi e perché in testa ora c’è il senatore Bernie Sanders, l’avversario preferito da Trump. Con le sue idee che sono all’estremo dello spettro ampio della sinistra americana, Sanders potrebbe entro una settimana da oggi dominare le primarie democratiche e diventare il candidato unico, ma potrebbe non riuscire a convincere gli elettori americani al voto generale di novembre.
L’Amministrazione Trump stanzia due miliardi e mezzo di dollari contro il coronavirus, di cui più di un miliardo dovrebbe essere speso nella ricerca di un vaccino. I democratici criticano il ritardo “di settimane” nella risposta e sono anche molto arrabbiati perché i nuovi fondi in realtà sono per la maggior parte stornati da altri fondi – per esempio da quelli destinati alla lotta contro Ebola. Foreign Policy ha pubblicato un articolo che denuncia lo smantellamento ordinato da Trump della struttura unitaria creata dentro al Consiglio di sicurezza nazionale nel 2014, sotto la presidenza Obama, per fronteggiare le epidemie a livello federale. La precedente Amministrazione era rimasta molto delusa dalla concorrenza e dalla mancanza di collaborazione fra le varie agenzie federali che in teoria dovrebbero agire di concerto durante un’emergenza sanitaria e aveva creato un responsabile unico, subito diventato “lo zar delle epidemie” nel linguaggio della burocrazia federale sempre affollato di zar per qualsiasi materia, a cui tutti dovevano rivolgersi nel caso ipotetico di un’epidemia. Quattro anni più tardi però Trump, che ha fatto dell’azzeramento delle decisioni di Obama una missione personale, ha smantellato la struttura e ha tagliato i fondi. A gennaio Trump ha nominato un nuovo responsabile, Alex Azar, che poi ha messo a capo di una task force formata da funzionari di molte agenzie. E adesso dovrebbero arrivare di nuovo i fondi specifici. Ma i trumpiani per ora obbediscono all’ordine di scuderia e minimizzano. Ieri Rush Limbaugh, conduttore radiofonico e gran tifoso del presidente, ha detto: “Sembra che il coronavirus sarà usato come un’arma contro il presidente. Ora però vi spiego la verità sul coronavirus. E’ il comune raffreddore, gente”.