Via il virus da Mosca!
La Russia si affida al riconoscimento facciale e ai cosacchi per tracciare i cinesi (ma non gli italiani)
Roma. Che sia stata la chiusura della frontiera con la Cina, o la caccia rapida, rapidissima, ai possibili contagiati da mettere in quarantena, al momento la Russia ha avuto due casi di coronavirus. Le autorità hanno detto che si tratta di cittadini cinesi che si trovavano in Russia e si sono affrettate a chiudere l’ingresso ai viaggiatori provenienti dalla Cina. Con l’Italia invece, ha detto ieri l’agenzia di stampa Interfax, i contatti non saranno interrotti, nessuna limitazione sui viaggi o sugli scambi, i rapporti andranno avanti indisturbati. Le misure messe in campo da Mosca sono molte, alcune fantasiose, ma tutte sono rivolte al contenimento degli spostamenti e al controllo della popolazione asiatica presente sul territorio.
Anche la Russia ha le sue Chinatown, il governo ha deciso di fare in modo di tenerle sotto controllo. Racconta il sito Znak che l’incarico di controllare queste città nelle città è stato affidato ai cosacchi. L’associazione Cosacchi degli urali si è offerta volontaria, deve passeggiare per i quartieri, controllare se qualcuno starnutisce più del dovuto, se le persone mettono le mascherine o se denunciano casi di malati nella comunità. Ogni città si è attrezzata come può, agli aeroporti i controlli sono molto serrati e le 2.500 persone che sono tornate dalla Cina nelle scorse settimane sono state messe tutte quante in quarantena.
Mosca, che non ha i cosacchi, ma che si è rivelata molto creativa nel suo modo di sensibilizzare le persone e chiedere di fare attenzione, ha deciso di concentrarsi sulla tecnologia. La capitale è già dotata di diverse telecamere di riconoscimento facciale, alcune sono poste ai tornelli della metro, dove per alcune fermate non è più necessario timbrare il biglietto, la telecamera ti vede, ti riconosce, ti lascia entrare. Il sindaco Sergei Sobyanin ha chiesto al personale della metropolitana, agli autisti degli autobus e a chi lavora nel trasporto pubblico di prestare particolare attenzione. Le telecamere a riconoscimento facciale faranno più della metà del lavoro, riconosceranno chi non è russo, può monitorare gli spostamenti, vedere se visitano la capitale. Gli autisti hanno ricevuto l’ordine di informare la polizia se ci sono dei cinesi che usano i mezzi e il personale della metropolitana invece, secondo le direttive, deve segnalare non solo la presenza di cinesi, ma far compilare loro un questionario prima di permettergli di entrare nei treni: da dove venite? dove andate? da quanto tempo siete in Russia?
Gli ordini sono parsi parecchio confusi, hanno destato molto scalpore e l’Ap dice che questa profilazione razziale più che incentivare la precauzioni ha dato luogo a discriminazioni. I giornalisti del sito russo Meduza Irina Kravtsova e Piotr Lokhov hanno parlato con la popolazione russa di origine asiatica e quel che è venuto fuori dal loro reportage è che si sono trovati al centro di “un’esplosione di xenofobia”, indipendentemente dalla loro provenienza. Molti di loro, al di là dei lineamenti, sono russi ormai da generazioni. Conoscono solo il russo e non sono mai stati né in Cina né in altri paesi asiatici. La possibilità di essere contagiati dal coronavirus è la stessa di tutto il resto della popolazione russa. Molti degli intervistati dicono che la pressione psicologica nei loro confronti è aumentata, anche se il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha chiesto alla popolazione di evitare atteggiamenti razzisti. Mosca ha puntato tutto sul controllo. Controllo negli aeroporti, controllo sui mezzi di trasporto, controllo ai tornelli della metro; i mille occhi della città, voluti dal sindaco che secondo alcuni analisti potrebbe anche arrivare al Cremlino, adesso cercano anche di riconoscere chi potrebbe essere malato. La Russia ha deciso di chiudersi dentro, la prima mossa è stata quella di rendere inaccessibili i 4.500 chilometri di confine, ritarderà anche la consegna dei sistemi di difesa aerea S-400 che la Russia avrebbe dovuto portare in Cina. I voli sono fermi, gli scambi, il turismo. Si attende che l’epidemia passi mentre alcune reti televisive diffondono teorie complottiste che accusano l’America di aver creato il virus.
Sempre in televisione sono state diffuse delle istruzioni su come evitare il contagio. I conduttori del talk show Vecherny Urgant, hanno dedicato al coronavirus una canzone, sulle note di un successo degli anni Novanta hanno cantato: “Caro amico, non starnutire, Prendi le vitamine, Fai sapere al coronavirus, che qui non siamo in Cina. Caro amico, non starnutire, Non importa cosa dicono. Abbiamo sconfitto i nazisti, Sconfiggeremo anche questa bestia!”.
Cose dai nostri schermi