Peggio che nel 2015
La Russia accelera la crisi in Siria per inondare l'Ue di profughi
Erdogan di fatto combatte contro Assad e Putin, ma vorrebbe un accordo a Idlib. Altrimenti apre la strada ai siriani in fuga
Roma. La crisi siriana crea di nuovo una pressione pericolosa verso l’Europa. Non è una svolta inaspettata, anzi era molto prevedibile che si arrivasse a questo punto. Da due mesi le forze militari del rais Bashar el Assad avanzano da sud grazie all’appoggio dei bombardieri russi nella regione di Idlib, che è l’ultima a non essere finita di nuovo sotto il controllo del regime, confina con la Turchia ed è diventata l’ultimo rifugio per circa tre milioni di civili che sul breve termine scappano dalle bombe e sul medio termine scappano dagli assadisti.
La Turchia cerca un accordo con la Russia, vorrebbe che l’avanzata si fermasse e che una striscia di territorio fosse risparmiata – per sistemarci i siriani in fuga, che sono sempre più compressi fra il muro di confine turco e il fronte che avanza. C’era un accordo di massima, ma la Russia ha cambiato idea e non parla più di aree da risparmiare, anzi ha accelerato il sostegno all’avanzata assadista. Dal punto di vista della strategia del Cremlino, una nuova ondata di profughi siriani che tracimasse dal confine e cercasse di raggiungere l’Europa sarebbe un fatto vantaggioso, perché tutti ricordiamo cosa successe nel 2015 con la prima ondata. I partiti della destra europea cavalcarono l’emergenza e salirono molto nei sondaggi, vedi per esempio i nazistoidi dell’AfD in Germania – e sono gli stessi partiti che dichiarano un attaccamento ideologico alla Russia di Putin. E’ la strategia del caos, che prende forme diverse a seconda del paese preso di mira. In America è stato il sostegno a Trump nel 2016, in Europa è creare lo sfacelo umanitario alle sue porte.
La Turchia in questi mesi ha opposto una resistenza militare sempre più aperta, fino al punto di inviare carri armati e di usare missili terra-aria a fianco dei gruppi armati di Idlib – che sono dominati da estremisti islamici pericolosi. Nelle ultime settimane i turchi, con i droni, hanno fatto strage di mezzi corazzati e soldati di Assad. Giovedì sera però un bombardamento aereo ha ucciso in un colpo solo 33 soldati turchi mandati a Idlib. Il presidente turco Erdogan ha scelto la strada della reazione dura. Minaccia di aprire un fronte di guerra ufficiale contro Assad a Idlib, ma sarebbe come dichiarare guerra anche alla Russia. Allora ha coinvolto l’Europa con un messaggio chiaro: se continuate a fare finta di nulla sulla crisi siriana annullo il patto che ho stretto con voi (prevedeva che la Turchia facesse da barriera ai migranti che tentano di raggiungere l’Europa da est e in cambio riceve finanziamenti Ue). E ha ordinato ai media di stato di filmare i primi siriani subito trasportati al confine con la Grecia. Erdogan vuole un patto con la Russia, l’Europa dovrebbe mediare se non vuole una escalation in Siria e una possibile, nuova ondata di profughi.