“Vogliamo più immigrati!”. È il proposito di Luis Alberto Lacalle Pou. Lo ha annunciato in un'intervista alla Cnn, poco prima del suo insediamento alla presidenza dell’Uruguay, avvenuto domenica. Una volontà controcorrente, almeno per come va la politica mondiale di questi tempi. Ma la cosa è ancora più straordinaria se si tiene presente che Luis Alberto Lacalle Pou non è di sinistra, ma di destra, esponente del Partido Nacional, uno dei più antichi partiti conservatori al mondo, erede di quel Partito Blanco contro cui combatté Giuseppe Garibaldi assieme ai colorados durante l'assedio di Montevideo. All'epoca i “Blancos”, come ancora li chiamano in modo informale, erano il partito dell’interno rurale e della tradizione ispanica, ostili agli immigrati, soprattutto italiani, che vivevano soprattutto nella capitale. Altri tempi, ovviamente. Nel nuovo governo Blancos e Colorados staranno assieme, dopo aver fatto blocco al ballottaggio per sconfiggere la sinistra del Fronte Ampio, che è tornata all’opposizione dopo tre mandati. E Lacalle Pou ha appunto detto che ha l’intenzione di “aprire le frontiere” al fine che “migliaia di migranti” si possano stabilire in un paese che ha gravi problemi di invecchiamento. Da una trentina d’anni l’Uruguay ha una popolazione quasi stabile – 3,11 milioni di abitanti nel 1990, 3,48 oggi – ma con un tasso di ultrasettantenni in continua ascesa, 74 ogni 100 abitanti. “Siamo un paese di vecchi in via d’estinzione”, disse già diversi anni fa all’ex-presidente Pepe Mujica.
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