In Europa qualcosa si muove per contrastare il Covid-19
La Danimarca è il secondo paese a entrare in lockdown (leggero). Anche altri stati dell'Ue iniziano a prendere contromisure per limitare il contagio
Milano. Il secondo paese europeo dopo l’Italia ad annunciare un lockdown generalizzato, anche se non severo come quello gestito dal governo Conte, è rimasto finora fuori dai nostri radar: è la Danimarca, dove il governo ha deciso di prendere misure drastiche dopo un’impennata dei casi di coronavirus in pochi giorni. Ancora l’8 marzo, nel paese c’erano soltanto 37 persone malate. Poi è cominciata una progressione più che esponenziale: 92 malati il 9 marzo (+149 per cento), 264 malati il 10 marzo (+185 per cento), 516 malati l’11 marzo (+95 per cento). Ieri mattina (il bollettino di Danimarca arriva presto) i malati erano arrivati a 615, un aumento dell’80 per cento rispetto al giorno precedente, con 1.366 persone poste in quarantena. Finora, per fortuna, i casi gravi sono pochi e non c’è ancora stato nessun morto.
Il ministro della Salute Magnus Heunicke ha detto che questo è “l’aumento più significativo visto finora in Europa”, e così la premier Mette Frederiksen ha deciso di passare alle misure drastiche. Mercoledì sera si è presentata davanti ai danesi con un discorso molto grave e molto realista, in cui ha detto che “non usciremo da questa situazione senza pagare un prezzo. Le aziende subiranno perdite e ci sarà chi perderà il lavoro. Il governo farà tutto ciò che è in suo potere per aiutare”. Poi ha annunciato le misure: chiusura delle scuole, delle università e di tutti gli istituti educativi del paese per due settimane. A partire da oggi tutti gli impiegati del settore pubblico saranno mandati a casa, tranne ovviamente chi opera nella sanità. Il governo esorta tutte le aziende private a far lavorare da casa quanti più dipendenti, e a cancellare tutte le riunioni tranne quelle necessarie. Tutte le istituzioni culturali saranno chiuse, e il governo raccomanda anche la chiusura di chiese, moschee e sinagoghe. Tutti i raduni con più di 100 persone sono vietati, e si raccomanda di chiudere bar, locali e discoteche. Il Parlamento per ora non ha chiuso, ma è stato aggiornato il sistema di voto per fare in modo che non ci siano più di 95 deputati per volta all’interno dell’Aula, così da mantenere le distanze di sicurezza. La compagnia ferroviaria nazionale ha annunciato che aumenterà i vagoni dei treni per consentire ai passeggeri di mantenere le distanze. Dopo gli annunci del governo, anche i danesi si sono riversati nei centri commerciali, e i social network si sono riempiti di fotografie di scaffali vuoti.
La Danimarca si è presa paura, ha visto i casi di coronavirus aumentare in maniera preoccupante e ha deciso di entrare in lockdown per evitare che il contagio si diffonda ulteriormente. Il governo danese è stato il primo dopo l’Italia ad annunciare misure drastiche e generalizzate all’intero territorio nazionale, e questo significa che la lezione che noi abbiamo imparato duramente sta servendo: prima si interviene e meglio è per tutti. I governi e le istituzioni hanno finalmente cominciato a muoversi, e il Financial Times ha calcolato che a breve il 40 per cento dei cittadini europei, circa 190 milioni di persone, sarà sottoposto a qualche tipo di restrizione a causa del coronavirus. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato ieri sera la chiusura delle scuole a partire da lunedì. La Polonia e l’Irlanda avevano fatto lo stesso poche ore prima. In Spagna le scuole sono chiuse da giorni nelle zone più colpite, compresa la capitale Madrid, ma il governo ha raccomandato la chiusura degli istituti educativi in tutto il territorio nazionale. Anche l’attività del Parlamento è sospesa per due settimane, con l’eccezione di due votazioni non rimandabili. La Slovacchia ha dichiarato lo stato di emergenza e ha imposto la chiusura di tutte le attività nei fine settimana, escluse quelle di prima necessità. Stato di emergenza anche in Repubblica ceca, dove pub e ristoranti chiuderanno alle 20 e dove saranno sospese le attività culturali e sportive. Perfino il governo tedesco, che finora ha mostrato un certo attendismo, ha raccomandato ai land la cancellazione degli eventi con più di 1.000 partecipanti, con la conseguenza che la gran parte delle partite della Bundesliga adesso si gioca a porte chiuse.
Ieri anche la Commissione europea ha annunciato il lockdown: da lunedì tutti i funzionari saranno in telelavoro, e gli uffici saranno chiusi tranne che per svolgere le funzioni critiche. Al contrario, il Consiglio Ue ha confermato che nelle prossime settimane si terranno alcuni meeting essenziali. L’Europa comincia a capire, ma per ora lo fa in ordine sparso, sia a livello dei governi sia a livello delle istituzioni.