Viva Cuomo
Nella gestione del coronavirus il governatore di New York mostra una leadership umana e rassicurante che manca a molti altri
Andrew Cuomo For President. Non è solo lo sfizio bizzarro della bolla di Twitter dove, in effetti, #cuomoforpresident sabato era trending topic, ma è un sentimento che di sta facendo strada tra gli abitanti dello stato di New York, piacevolmente sorpresi dalle doti di leadership del loro governatore. Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus – più di 11 mila casi in New York State, 70 morti – Andrew Cuomo è stata la voce della ragione e della scienza, ma anche quella della compassione e dell’umanità.
Nelle sue conferenze stampa quotidiane – condotte con l’ausilio di obsolete diapositive on Power Point, ma pazienza, gli si perdona anche quello, figurarsi – Cuomo è riuscito a trovare il tono giusto per parlare ai newyorkesi, per informarli senza spaventarli, tenendo sempre a mente un assunto che oggi, in tema di populismo, sembra rivoluzionarlo: i cittadini stupidi non sono e “si meritano la verità, perché sono in grado di assorbirla e gestirla e quindi da me avranno sempre quella: la verità”. Sembrano parole sconvolgenti e forse lo sono: da Conte a Macron passando per Boris Johnson non è che i capi di stato europei stiano brillando per leadership. Il confronto con Donald Trump, poi, è ancora più impietoso. Ogni volta che apre bocca il presidente o dice cose inesatte per ignoranza o per calcolo personale. Il risultato è lo stesso: un’amministrazione che non è più credibile su niente.
Le conferenze stampa di Cuomo sono tutte strutturate allo stesso modo: prima c’è la fredda parte dei dati e dei provvedimenti, quella durante la quale snocciola numeri, fa vedere diagrammi, curve, grafici. Venerdì, quando si è presentato per annunciare la chiusura di tutte le attività non necessarie nello stato di New York – un provvedimento che lui chiama non “on lockdown” ma “on pause” – ha spiegato per filo e per segno il perché di una misura coì restrittiva: “scienza e matematica, scienza e matematica”, ha detto. E poi: “non ho controllo sulla variabile del contagio, ma ho il controllo sulla valvola della densità. I numeri del contagio non diminuiscono? Io stringo un po’ la valvola. I numeri del contagio non diminuiscono ancora? E io stringo un po’ di più la valvola. I numeri del contagio continuano a non diminuire? E io chiudo la valvola. Stiamo chiudendo la valvola”, ha detto mentre con la mano destra mimava la curva che saliva e con la sinistra ruotava la mano a indicare la chiusura. Prima aveva detto una cosa ancora più rivoluzionaria: “Questo provvedimento non è unanime, ma accetto la piena responsabilità. Se qualcuno non è contento, se qualcuno vuole incolpare qualcuno, o lamentarsi di qualcuno, incolpate me. Non c'è nessun altro responsabile di questa decisione”.
È però nella seconda parte della conferenza stampa che Cuomo dà davvero il meglio di sé, quando, non più impegnato con numeri e tabelle, può lasciar andare il lato umano e parlare di salute mentale, di stress, di diritti civili che si devono incastrare con i diritti della comunità, persino di bellezza e di amore. “Lo so che i newyorkesi sono preoccupati. Ma questa cosa la stiamo affrontando tutti insieme. Aiutiamoci gli uni con gli altri. Ci sono frasi che possono fare la differenza: ti voglio bene, mi manchi, vorrei che fossi qui, mi dispiace per quello che stai passando. Diciamole, usiamole”. Sabato, sempre dopo i numeri e i grafici, ha affrontato il tema di come quello che ci sta accadendo ci cambierà come società: “Che cosa possiamo imparare su noi stessi?”, ha detto mentre alle sue spalle compariva una diapositiva con sfondo blu. “I momenti di crisi rivelano la nostra vera natura”. E poi, sotto, quattro parole: “Forza, debolezza, bellezza, vulnerabilità”.
Non è solo cosa dice, è come lo dice: in mezzo a questa tragedia, si sta chiaramente giocando qualcosa di più della sua carriera, ha un coinvolgimento personale e profondo forse anche dovuto al fatto che una delle figlie – ne ha tre, ma non ha rivelato quale – è stata di recente in quarantena per sospetto COVID-19. Eppure non è sempre stato così. Governatore di New York dal 2010, figlio di Mario, una figura mitica della politica di New York, Andrew Cuomo è una delle figure più intriganti della politica americana, ha sempre avuto fama di politico spietato e astuto, laddove il padre – anche lui governatore – è sempre stato considerato un grande leader morale.
Quando, nel 1977, il padre si candidò a sindaco, Andrew ventenne lo aiutò contro Ed Koch, conducendo una campagna che ancora oggi è ricordata per la sua brutalità tra cui il famigerato volantino che sollecitava gli elettori a “Vota per Cuomo, non l'Homo” e dietro al quale molti pensano ci fosse il giovane Andrew. Avanti veloce e Andrew si butta lui stesso in politica. Prima una posizione senior presso il Dipartimento degli alloggi e dello sviluppo urbano (HUD) degli Stati Uniti durante il primo mandato del presidente Clinton, poi segretario dell'HUD nel secondo mandato di Clinton. Nel 2002 torna a New York per candidarsi come governatore, ma il suo stile troppo aggressivo finisce per mandare a monte la sua campagna, anche per colpa degli attacchi al governatore repubblicano George Pataki per la sua gestione dell'11 settembre. Quattro anni dopo riesce a riabilitare la sua immagine e viene eletto procuratore generale. Nel 2010 diventa governatore, rieletto nel 2014 e poi ancora nel 2018. In tutti questi anni Cuomo è sempre stato considerato un leader efficace, anche nel controllo della sua immagine. È noto tra i giornalisti politici di New York perché li chiama direttamente per dare loro gli scoop, per disseminare sporcizia contro gli avversari o per lamentarsi di storie che ritiene ingiuste. Ha fama di persona vendicativa e fino a qualche settimana fa, il suo rapporto con il sindaco Bill de Blasio era pessimo, cosa di cui andava orgoglioso. “Non mi sorprende che Cuomo stia emergendo in questo momento di crisi”, mi dice una fonte che vuole rimanere anonima e che ha lavorato alle sue due ultime campagne da governatore. “È un leader forte, in controllo, non fa cazzate e sa come fare le cose. Ed è stupefacente vedere come la leggendaria compassione di suo padre sia diventata così potente nei suoi discorsi pubblici degli ultimi giorni. È come se la avesse sempre avuta dentro di sé, come se fosse stata dormiente, inespressa, e ora, in queste circostanze così eccezionali si sia risvegliata”.