(foto LaPresse)

Il palaghiaccio di Madrid diventa un obitorio e la Spagna chiede aiuto alla Nato

Eugenio Cau

Le altissime curve dei contagi e “l’ipotesi mediterranea”

Milano. In questa pandemia da coronavirus ogni paese è appeso a certi grafici, dati, appuntamenti. Per noi italiani è il bollettino delle 18, e la sua tabella con le celle colorate che tutti i giorni consultiamo sperando nell’arrivo del picco. Anche gli spagnoli hanno il loro bollettino, alle 12, ogni giorno più tremendo del precedente. Ma forse più ancora di quello in Spagna c’è un altro grafico che tutti i giornali tengono in evidenza nelle loro home page, e che preoccupa il paese: è il grafico in cui l’andamento dei contagi viene confrontato con gli altri paesi del mondo, e in cui si vede la curva della Spagna salire in alto più ripida di quella della Cina, perfino di quella dell’Italia, quasi verticale, a dimostrazione che il numero dei contagi aumenta più velocemente che altrove – soltanto da pochi giorni la curva degli Stati Uniti svetta più in alto ancora. Gli esperti di statistica iberici dicono che è meglio badare alla curva logaritmica, che è più precisa e soprattutto un po' meno impressionante perché l’evoluzione del contagio è più simile per tutti i paesi, ma la curva della Spagna è sempre la più alta. Queste curve così drammatiche si trasformano in numeri drammatici, oltre 56 mila contagiati e quattromila morti, di cui 655 si sono aggiunti soltanto oggi. E’ questi numeri drammatici rappresentano persone e storie, e la storia più dura di tutte è quella di Madrid, che è anche la ragione additata da tutti per cui il virus colpisce la Spagna con tanta violenza. Al contrario dell’Italia, dove il contagio è partito da piccoli centri, in Spagna oltre la metà dei malati si trova nella capitale, dove gli ospedali sono ormai al collasso e i medici sono costretti alle scelte terribili che ben conosciamo. A Madrid, il palaghiaccio cittadino è stato trasformato in obitorio, le case di riposo sono diventate luoghi di contagio feroce da cui gli anziani cercano in tutti i modi di fuggire e ieri è stato annunciato che uno dei simboli della città, lo stadio Santiago Bernabéu dove gioca il Real, sarà riconvertito in un centro di approvvigionamento del materiale sanitario.

 

Mentre si guardano le curve del contagio ci si interroga sul perché la Spagna è stata colpita gravemente quanto l’Italia, c’è chi avanza un’“ipotesi mediterranea”, si sa che noi latini ci abbracciamo e ci baciamo più degli scandinavi e soprattutto usiamo le famiglie (i nonni!) come strumento di welfare. C’è chi indica le responsabilità del sistema sanitario impreparato e dell’austerity degli scorsi anni, e chi accusa il governo.

 

Finora l’esecutivo socialista di Pedro Sánchez ha goduto di una relativa pace politica, e i problemi principali sono arrivati dalle regioni autonomiste, i Paesi Baschi ma soprattutto la Catalogna. Le opposizioni di destra, invece, hanno votato il lockdown e poi la sua estensione, e hanno acconsentito al pacchetto economico da 200 miliardi di euro varato per affrontare l’impatto della crisi. Ma questa pace non durerà per sempre, il leader dell’opposizione Pablo Casado negli ultimi giorni ha cominciato a martellare su Sánchez e alcuni scandali non hanno aiutato. Oggi per esempio si è scoperto che una partita di 9.000 tamponi comprata dalla Cina attraverso un intermediario spagnolo non funzionava come dovuto. L’ambasciata cinese ha detto che la colpa non è di Pechino e che l’azienda che ha prodotto i test non era certificata, il governo ha fatto capire di essere stato ingannato, ed è nato un pandemonio.

 

Quanto meno, rispetto all’Italia la propaganda di potenze estere che approfittano del virus è contenuta. Certo, c’è stata la telefonata di rito tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il suo corrispettivo, in cui Wang ha promesso aiuti, ma media e governo hanno subito messo in chiaro che il grosso delle forniture che arriveranno dalla Cina sarà acquistato: nessuno nella politica spagnola si è sperticato in ringraziamenti e umiliazioni. Soprattutto, nessuno si è sognato di chiamare sul proprio territorio l’esercito russo. Al contrario, mentre il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte invocava gli aiuti dell’autocrate russo Vladimir Putin, il capo di stato maggiore spagnolo chiedeva ufficialmente l’aiuto della Nato. Su questo l’“ipotesi mediterranea” diverge, e di molto.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.