Boris ha il Covid, un'altra conferma di una “frustata” che non fa eccezioni
Crolla la Borsa di Londra dopo l’annuncio del contagio del premier. Gli effetti di leadership in ritardo e in ordine sparso
Milano. Il premier britannico Boris Johnson è positivo al coronavirus – sintomi leggeri, ha detto nel suo messaggio che inizia con un confidenziale: “Hi, folks” – così come il suo ministro della Salute, Matt Hancock, e ora molti sono preoccupati per la fidanzata di BoJo, Carry, che è anche incinta. La Borsa di Londra ha reagito molto male alla notizia, con un crollo improvviso poi in parte recuperato, come a sanzionare una leadership che ha preso alla leggera la pandemia e non ne ha compreso la natura universale – non ci si può muovere in ordine sparso, questa emergenza ci riguarda tutti. Molti funzionari che lavorano ai ministeri e molti deputati si sono messi in autoisolamento, “c’è molto Covid-19 a Westminster”, ripetono tutti, e questo è accaduto perché quando s’è verificato il primo contagio conclamato – della sottosegretaria alla Salute, Nadine Dorries – non c’è stato un repentino cambio di abitudini, a parte lavarsi le mani più spesso e più a lungo (in quegli stessi giorni il premier era andato a salutare in ospedale i primi contagiati dicendo contento e sciagurato: ho stretto la mano a tutti). Il ritardo della politica è diventato ritardo di tutto il sistema, e ora si corre dietro al virus provando ad acciuffarlo e sopprimerlo usando la retorica della guerra per meglio far comprendere l’urgenza della mobilitazione. Tom McTague, uno dei commentatori più originali dei fatti britannici, ha scritto sull’Atlantic: “Se stiamo davvero combattendo una guerra contro il coronavirus come ci dicono, è appena finita sotto i mortai la sala dei generali”. McTague pensa però che l’assetto da guerra non sia corretto, “è una pandemia globale, una sfida medica che richiede eccellenza scientifica, rapidità d’azione, governi intelligenti e la cooperazione di tutte le persone”.
Soprattutto si tratta di un’emergenza universale: sentirsi esclusi, un’eccezione, per geografia o per estrazione sociale o per lavoro praticato o per qualsiasi altra ragione fantasiosa (in questa categoria il presidente brasiliano Bolsonaro detiene il primato), è l’errore più grande che si possa commettere. Se poi si applica la stessa presunzione al proprio paese il risultato è ancora più catastrofico: collassano i sistemi sanitari assieme a quelli economici e la pretesa di normalizzazione cozza contro la realtà che l’Asia ci sta mettendo sotto gli occhi – quando sembra finita, non è vero.
La leadership globale dovrà trovare il modo di collaborare e di farlo per lungo tempo, sia all’interno dei propri paesi sia all’esterno. A guardare la classe dirigente britannica sembra una missione impossibile. Adrian Wooldridge ha scritto sull’Economist che la politica ora “è un affare di vita o di morte, dimenticatevi chi è abituato a blaterare”. La pandemia, secondo il commentatore inglese, è una “frustata” sul modo di governare e oggi il Regno Unito ha bisogno di una classe dirigente differente: Wooldridge non sta invocando un governo degli scienziati – ipotesi folle che pure aizza il popolo trumpiano in America – ma un esecutivo selezionato soltanto sull’entusiasmo brexitaro oggi appare nella sua totale inadeguatezza. La frustata potrebbe portare a una ristrutturazione culturale necessaria, dice Wooldridge. Oppure può accadere il contrario, come in America. Il presidente Donald Trump, che ha avuto la stessa presunzione di BoJo e ha pensato che il suo paese potesse costituire un’eccezione all’universalità della pandemia, sta utilizzando gli schemi di sempre per affrontare una sfida tutta nuova. Per Trump il Covid-19 è un’altra arma per dividere l’America tra rosso e blu. Le linee guida del governo di aiuto agli stati prevedono un’etichetta sul livello di rischio, da cui dipendono il sostegno finanziario e la possibilità di allentare la quarantena prima degli altri. In un’intervista al suo consigliere (si telefonano tutti i giorni) nonché anchorman di Fox News Sean Hannity, Trump ha indicato quali sono i governatori che si ne stanno approfittando e quali no: i primi sono democratici naturalmente – tra loro spicca Gretchen Whitmer, o meglio “quella donna dal Michigan che tutto quello che fa è starsene seduta a prendersela con il governo: le abbiamo dato molto ma non ha combinato granché”. Chissà se Trump si accorgerà della frustata: ogni paese ha bisogno che tutti gli altri paesi debellino il virus; ogni leader ha bisogno che i suoi cittadini non prendano il virus o non lo facciano tutti insieme o che ci sia un vaccino presto. E no, non ci sono eccezioni.