Uno studio sulla povertà inglese e l'azzardo “young first”
I più poveri saranno i più colpiti dalla pandemia, dice uno centri studi più autorevoli del Regno Unito. E un altro report propone di allentare il lockdown inizialmente solo per i giovani
Milano. Emily Maitlis è uno dei volti più noti della tv britannica, conduce la trasmissione di approfondimento Newsnight e forse la ricorderete per l’intervista al principe Andrea lo scorso novembre: gli chiese dei suoi rapporti con Jeffrey Epstein, e le sue risposte furono talmente vaghe che fu poi costretto dalla Regina a rinunciare alla vita pubblica. Due sere fa la Maitlis ha fatto un breve monologo – un minuto e mezzo, in apertura di Newsnight in cui ha fatto due rapidi debunking. Il primo: “Non si sopravvive al coronavirus grazie al coraggio o a un carattere forte, nonostante quel che i colleghi del primo ministro vi stanno dicendo”. Il secondo: “Questa malattia non è una grande livella, per cui chiunque, ricco o povero, patisce allo stesso modo. Questo è un mito da sfatare. Quelli che sono in prima linea oggi – i conducenti di autobus, lo staff degli ospedali, i negozianti – sono i meno pagati della nostra forza lavoro, in modo del tutto sproporzionato. Hanno più possibilità di prendere il virus perché sono più esposti. E chi vive in case popolari o piccoli appartamenti trova il lockdown più faticoso. Chi fa lavori manuali non può lavorare da casa”.
L’Institute for Fiscal Studies, uno dei centri studi più autorevoli del Regno Unito, ha pubblicato ieri uno studio in cui spiega che i più poveri saranno i più colpiti dalla pandemia, “in modo sproporzionato” appunto, non soltanto oggi che il mercato del lavoro crolla, ma anche domani, soprattutto domani, quando le misure restrittive saranno allentate. E non si parla soltanto di un impatto economico “sulle famiglie a basso reddito con figli piccoli”, ma anche delle conseguenze “persistenti” sulla salute dei cittadini, in particolare i più vulnerabili – gli anziani – e i più poveri , “aggravando le diseguaglianze nella società” inglese.
Nemmeno la geografia sarà d’aiuto: le zone rurali e quelle che beneficiano di minori servizi pubblici – a partire dagli ospedali – saranno le più colpite. Le immagini degli agricoltori costretti a gettare via botti di latte perché la catena degli approvvigionamenti è interrotta sono già virali: fanno il paio con i frigoriferi vuoti dei supermercati dove latte e latticini scarseggiano, sintesi perfetta e tragica di una domanda e di un’offerta che non si incontrano più.
Secondo i dati dell’Istituto statistico (Ons), il 29 per cento delle aziende ha dovuto licenziare buona parte dei propri dipendenti – le cose non andavano bene nemmeno prima del marzo della chiusura: sempre secondo l’Ons, l’economia britannica si era contratta dello 0,1 per cento a febbraio.
Il “cancelliere del coronavirus”, Rishi Sunak, diventato nelle ultime settimane molto popolare – il volto del buon senso in una catena di comando afflitta dalla poca credibilità e dal coronavirus – ha fatto un accordo con il nuovo governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, per un finanziamento temporaneo da parte della Banca per le spese che il governo deve e dovrà affrontare per sorreggere l’economia britannica. Il Regno Unito è il primo paese che adotta questa misura, Bailey era fino a pochi giorni fa contrario, ma il Tesoro ha fatto molte pressioni, voleva evitare il passaggio dal mercato così difficoltoso e così l’accordo è stato trovato – la sterlina non s’è mossa. Sunak sta facendo tutto il possibile per contenere il disastro economico ed è riuscito ad allineare il sistema sul suo “whatever it takes”: non è esente da critiche – chi lo è? – ma oggi rappresenta al meglio la formula da lui stesso enunciata sull’urgenza e la compostezza necessarie per rimanere in piedi.
Resta l’incognita del dopo, della exit strategy cui tutti guardano esigenti: sono in corso incontri a Downing Street, ma molti pensano che il supplente di Boris Johnson, Dominic Raab, non prenderà decisioni nel breve. Ieri circolava molto uno studio della Warwick University che proponeva di allentare il lockdown inizialmente soltanto per i giovani, dai 20 ai 30 anni, 4,2 milioni di inglesi che possono fornire “benefici sostanziali senza aumentare di troppo i costi sanitari al paese”. E’ la politica “young first”, il governo dice che la sta prendendo in considerazione, ancora nessuno ha capito – non solo nel Regno – se stiamo parlando di libertà ritrovata o ancora di un sacrificio.