Bruxelles. I capi di stato e di governo dell’Unione europea non sono ancora pronti a lanciare un Fondo per la ripresa di dimensioni tali da rianimare l’economia del Vecchio continente dal coma artificiale imposto dal coronavirus. In una riunione degli ambasciatori dei 27 ieri, destinata a preparare il Consiglio europeo in teleconferenza di giovedì, non è emerso consenso sul tipo di strumento da utilizzare per il Fondo per la ripresa, sul volume di denaro a disposizione e sul grado di mutualizzazione dei rischi e del debito. L’incontro in video-conferenza dei leader potrebbe limitarsi a un via libera simbolico, ributtando la palla del Fondo per la ripresa nel campo dell’Eurogruppo. Secondo lo schema studiato in queste ore dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, i leader dovrebbero mettere il bollino “approvato” sull’utilizzo immediato del pacchetto “Mes, Bei e Sure”, rinviando l’accordo definitivo sul Recovery Fund a giugno. Eppure le cose si muovono. Nei prossimi giorni e settimane, il dibattito sarà tra chi vuole usare il bilancio 2021-2027 dell’Ue (il quadro finanziario pluriennale) e chi insiste per mettere in piedi un apposito fondo speciale. Tra chi sostiene che la solidarietà debba prendere la forma di prestiti agli stati e chi vuole finanziamenti ai paesi più colpiti con debito da rimborsare tutti insieme. Tra chi insisterà per chiavi di ripartizione e condizionalità macro-economiche tradizionali e chi farà valere che il coronavirus ha posto fine al vecchio mondo dell’Ue.
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