Roma. Le proteste in Russia sono fatte di puntini. Non potendo uscire di casa – gli assembramenti sono una delle prime cose che il Cremlino ha vietato – ma avendo la terribile sensazione che tutto – condizioni sanitarie, economiche, politiche – stia peggiorando con una rapidità mai vista, che è quella del virus che va velocissimo, i russi sono scesi in strada virtualmente, su Yandex. Ognuno è un pin, una puntina, uno spillo sulla mappa delle città, ognuno si mette davanti ai palazzi del potere e chiede garanzie, o insulta governatori e politici. Yandex, che è il Google russo ma anche il Netflix, l’Uber, il PayPal, l’Enjoy, lo Spotify a caratteri cirillici, in questi anni ha cercato un suo equilibrio tra le pressioni del Cremlino e l’indipendenza, lo ha trovato con molta fatica e adesso cerca di moderare: lascia che le persone protestino sulla sua piattaforma ma cerca di cancellare qualche commento un po' troppo esplicito contro il presidente Vladimir Putin. Da queste proteste vengono fuori mappe, che sono fotografie dello scontento e della rabbia, ogni puntino ha le sue rivendicazioni e le sue richieste e, soprattutto, ognuno chiede che lo stato russo faccia di più per migliorare le condizioni economiche dei cittadini, che sono peggiorate a partire dalla crisi sanitaria, sottovalutata fino a qualche settimana fa dal Cremlino, e dalla crisi del mercato del petrolio.
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