Una donna prende il sole sulla costa di Marsiglia durante il lockdown (LaPresse)

Fuori dal centro

Paola Peduzzi

Chi ha la responsabilità della fase due, i sindaci o il governo? Il dibattito in Francia, tra Senato e aule scolastiche

Milano. Il Senato francese ha bocciato la fase due proposta dal governo, ma si tratta di un voto simbolico che non ha effetti concreti – non li aveva nemmeno il voto a maggioranza dell’Assemblea nazionale che ha approvato la fase due a fine aprile. Il voto del Senato però è stato “un avvertimento” scrive il Monde, un modo per far emergere una questione cruciale del nuovo patto social-istituzionale di quest’epoca pandemica: il rapporto tra governo centrale e amministratori locali, il potere di questi ultimi, le responsabilità di questi ultimi. Una delle lezioni che stiamo imparando sulla fase due è che molte decisioni devono essere prese a livello locale perché il “déconfinement”, come lo chiamano i francesi, dipende molto dalla situazione sul campo e ogni campo ha le sue differenze in termini di contagio.

 

In Francia è in corso una lotta tra sindaci e governo centrale, che ricalca quella che c’è in America tra stati e Casa Bianca: a livello locale si contestano le decisioni prese dal premier, Edouard Philippe, e dal presidente, Emmanuel Macron. In realtà la contestazione riguarda un po’ tutto: per quanto si cerchi il massimo rigore nella fase due, si va comunque per tentativi. In Francia, dove è stata stabilita una data (l’11 maggio) e una serie di regole, ci sono stati 305 decessi tra domenica e lunedì, con un conseguente appello a maggior cautela. Ma i dati sono impietosi in generale: 25 mila morti, collasso del pil del 5,8 per cento, fiducia nel governo sotto al 40 per cento. Macron è andato in una scuola che si prepara alla riapertura e con il volto mezzo coperto dalla sua mascherina scura ha detto: non ci sarà un ritorno alla “normalità”, conto su una “buona” ripartenza. In questo muoversi per tentativi, il rischio di errore è alto. E di chi è la responsabilità? I sindaci hanno messo le mani avanti: trecento di loro hanno scritto un appello in cui chiedono a Macron di muoversi senza troppa fretta, di non andare di fretta perché altrimenti il sacrificio del lockdown è vanificato. In America è accaduta la stessa cosa, e semmai la differenza sta proprio nel governo centrale: laddove Macron minimizza e cerca di gestire il dissenso, Donald Trump fa esplodere una contestazione via l’altra (è il motivo per cui manifestanti armati con il cappellino rosso-Trump protestano contro il lockdown e contro i governatori democratici).

  

Su questo conflitto si gioca la battaglia istituzionale del Senato francese. Ieri è stato introdotto un emendamento nella proposta di legge sull’allungamento dello stato d’emergenza sanitario (si vota entro domani: a marzo era andato tutto liscio, ma ora l’unità si sgretola un po’ ovunque) che esclude qualsiasi responsabilità dei sindaci finché dura lo stato d’emergenza, a meno che il contagio non sia “intenzionale, per imprudenza o negligenza, in violazione deliberata di una misura di controllo amministrativa”. Philippe Bas, senatore dei Républicains che presiede la commissione che ha introdotto l’emendamento (i Républicains hanno la maggioranza al Senato), ha detto che “non si può passare alla fase due senza proteggere l’esercizio della responsabilità di chi ne ha la gestione”. Senza rassicurare i sindaci sullo scarico di responsabilità, non ci sarà mai la fiducia necessaria per procedere nella danza della riapertura, sostengono i senatori francesi. Il ministro della Giustizia, Nicole Belloubet, ha cercato di opporsi con un controemendamento, sottolineando che il punto della responsabilità è molto importante per la gestione di eventuali nuovi picchi ma che necessita di una discussione più articolata, non si può essere frettolosi su una materia come questa. Non ha avuto successo. La sorpresa è arrivata dal gruppo della République en marche, il partito presidenziale, che non ha seguito il governo, ma ha deciso di schierarsi dalla parte dei sindaci, proprio in nome della fiducia necessaria per gestire la fase due senza che diventi un continuo rinfacciarsi di colpe e di errori.

  

Macron sa che la questione delle responsabilità è decisiva per gestire le paure e questo test di fiducia che sono diventate le fasi due. Per questo ha detto che comprende “l’angoscia” dei sindaci, che “non costringerà” nessuno di loro a riaprire scuole o parchi se non lo considerano giusto. Sulle responsabilità lo scontro è appena cominciato, ma il presidente non fa che ripetere “souplesse”, flessibilità, il mattone su cui vuole costruire il nuovo patto sociale e istituzionale dell’epoca del coronavirus.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi