(foto LaPresse)

La Francia senza Parigi

Micol Flammini

Dopo la pandemia, la nazione potrebbe scoprirsi meno dipendente dalla sua capitale. Ripensare la centralità parigina

Vanitosa e abbondante, Parigi è centrale nella vita della Francia quasi per decreto. Nessuno si immaginerebbe mai l’Italia senza Roma, la Germania senza Berlino, ma la Francia senza Parigi avrebbe una storia tutta da riscrivere. Bisognerebbe anche ripensare l’immaginario della nazione, ciò che pensa di se stessa e quello che noi pensiamo di lei. Bisognerebbe rifare anche la mentalità dei francesi, abituati alla centralità sfacciata della loro capitale, da cui tutto ha inizio, anche la rete ferroviaria. Victor Hugo la definiva superba, da vertigini, Flaubert diceva che chi può fare a meno di Parigi è senz’altro stupido e chi ne è stanco è decadente. De Gaulle gridava: “Parigi! Parigi indignata! Parigi spezzata! Parigi martirizzata! Ma Parigi, liberata!”. E Parigi svuotata! verrebbe da aggiungere, ora che la pandemia ha imposto alla città una metamorfosi che secondo alcuni analisti potrebbe non finire con la crisi sanitaria.

 

Geoffroy Roux de Bézieux, presidente di Medef, la Confindustria francese, in un’intervista al Financial Times ha detto che il telelavoro è destinato a proseguire anche senza il coronavirus. Sono circa 5 milioni i dipendenti francesi che lavorano da casa, e questa scelta, oltre a cambiare radicalmente il mondo del lavoro, rivoluzionerà il profilo delle nostre città, il loro tessuto sociale, i loro ritmi. Su larga scala, sostiene Roux de Bézieux, questo porterà a una “demetropolizzazione” della vita e c’è da aspettarsi che a beneficiarne, almeno in Francia, saranno le città secondarie. “Per cent’anni, tutta la ricchezza, tutti i posti di lavoro sono stati concentrati nelle aree metropolitane”, un’abitudine destinata a cambiare, “le persone vivranno a Chartres o a Orléans e lavoreranno a distanza molto più frequentemente. Hanno scoperto che si può”.

 

Secondo le stime di quest’anno, l’economia francese dovrebbe contrarsi del 7 per cento, e un terzo della produzione viene dall’Île-de-France, che è anche una delle regioni più colpite dal virus. Nella divisione tra area rossa e area verde fatta dal governo in base ai dati dei contagiati per cominciare la riapertura graduale del paese dopo la quarantena – la rossa con più contagiati gode di meno libertà e la verde con meno contagiati ha più libertà – Parigi e l’Île-de-France sono finite nell’area rossa. Tanti parigini, di stirpe o acquisiti, hanno lasciato la capitale, si sono ritirati a lavorare da remoto in altre zone della Francia, molti se ne sono andati all’Île de Ré, dove, secondo quanto racconta un reportage del Monde, non sono stati accolti bene dagli abitanti dell’isola che, terrorizzati dal virus, hanno reagito al loro arrivo con molti insulti e qualche atto vandalico.

 

Questo esodo ha fatto scoprire nuove dimensioni o altre occasioni o comodità economiche. L’affitto a Parigi può arrivare fino a 5.000 euro per un monolocale, con la possibilità di lavorare da lontano in tanti potrebbero decidere di trasferirsi, lavorare nella capitale ma vivendo altrove a prezzi più bassi. Mentre chi è rimasto a Parigi sta sperimentando un nuovo uso degli spazi e dei trasporti, stanno trionfando le biciclette anche grazie alle “piste ciclabili temporanee” create per l’emergenza sanitaria, i francesi potrebbero aver iniziato a riscoprire nuove parti della nazione, quel che esiste oltre Parigi. Il virus, l’esistenza di una Francia rossa e di una verde, stanno portando alla riscoperta di dimensioni più piccole, in cui inoltre è anche più semplice mantenere il distanziamento. Parigi si è improvvisamente ritrovata sola durante la crisi sanitaria – era già successo durante la Seconda guerra mondiale e poi tutti tornarono, si può obiettare – ma i nuovi ritmi, le nuove necessità, la nuova normalità, potrebbero aver messo la Francia di fronte a una rottura: la fine della centralità parigina. Sembra quasi una Francia tutta da rifare, da ripensare, da riscoprire questa che si crede improvvisamente indipendente da Parigi, ma, avverte Geoffroy Roux de Bézieux, questa crisi potrebbe soltanto aver accelerato tendenze già esistenti.

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