Il salone di un barbiere a Marsiglia (foto LaPresse)

“Ralentir”; il post Covid senza fretta. La proposta del liberale francese (a cavallo)

Mauro Zanon

Gaspard Koenig, presidente del think tank liberale Génération Libre ed ex plume di Christine Lagarde quando era ministro dell’Economia, ha scritto un “opuscolo di crisi” che è un elogio della lentezza

Parigi. “Ci interrogavamo sulla globalizzazione, sull’ambiente e sul populismo. Ma le nostre inquietudini, in realtà, non erano altro che i sintomi di un male più profondo e al contempo più semplice da curare: la velocità. L’accelerazione perpetua, sfiancante, distruttrice”. Gaspard Koenig, presidente del think tank liberale Génération Libre ed ex plume di Christine Lagarde quando era ministro dell’Economia in Francia, ha scritto un “opuscolo di crisi” che è un elogio della lentezza, ma senza cedere all’ideologia della decrescita. Il volumetto, uscito per Gallimard e disponibile gratuitamente sul sito della casa editrice francese, si intitola “Ralentir” ed è un invito a ridefinire il nostro rapporto con la società all’insegna del tempo lungo. Koenig ci mette in guardia dagli “intellettuali fumatori di oppio, che vorrebbero approfittare di questa crisi per abbattere i principi liberali” del mondo occidentale. I protezionisti, secondo il pensatore parigino, “ne escono pesantemente screditati scaricando le loro ossessioni su questa epidemia”. 

 

“Leggo, per esempio, che ‘è colpa della globalizzazione’. Ma se c’è una costante nella storia biologica, è proprio la diffusione delle epidemie. I virus sono apparsi con i primi batteri: diversi miliardi di anni prima dei nostri ideologi (…). La malattia passerà e la vita riprenderà. In compenso, la crisi, come ogni crisi, mette a nudo gli uomini e fa cadere le maschere. Sono spaventato dall’epidemia del pétainismo: nel mondo che verrà, si dovrebbero ripristinare le frontiere, ci si dovrebbe ripiegare su se stessi, smettere di viaggiare. Dietro i propositi benevoli del ‘produrre locale’, ritrovo le componenti del nazionalismo classico, accompagnate da una forte dose di statalismo”, dice il filosofo liberale, che da molti anni vive tra Parigi e Londra. “Non bisogna fidarsi di questi ‘nuovi modelli’, di queste utopie da retrobottega che vogliono imporsi con la forza e la paura. Questo populismo intellettuale mi preoccupa più del virus”, aggiunge.

 

Il timore di questo trentottenne che ogni settimana, su Les Echos, difende il liberalismo nel paese più dirigista d’Europa, è che l’occidente vada più verso il “mondo di ieri” di Stefan Zweig che verso il mondo “che verrà”. “Rallentare non significa rinchiudersi. Ricordiamoci che ‘la vita di prima’ non era così male. Recuperiamo l’importanza del tempo lungo e riaffermiamo il nostro attaccamento alle libertà, all’apertura, al progresso e agli scambi, così come alle istituzioni incaricate di garantirli”, afferma Koenig. Quelli che dicono che bisognerà lavorare di più per “recuperare” il ritardo, “non hanno veramente capito nulla”, secondo il filosofo liberale.

 

Il grande rallentamento che stiamo vivendo è una preziosa opportunità per “interrogarci sulla nostra gestione del tempo, sulla possibilità di concederci degli spazi di libertà, di reintrodurre l’inaspettato, di accordare la stessa importanza all’obiettivo e al cammino percorso per raggiungerlo”. E ancora: “Ciò che mi auguro, e che incoraggerò a fare, è che le persone si muovano meno ma meglio, e sostituiscano il gusto per le culture multiple all’ossessione del multiculturalismo. Nulla è più triste di un pianeta omogeneo dove tutti parlano la stessa lingua, consumano gli stessi prodotti e condividono le stessi idee”. Koenig, a giugno, cercherà di mettere in pratica il suo credo: ripercorrendo a cavallo lo stesso percorso del suo mentore, Montaigne, che nel 1580 abbandonò Bordeaux per attraversare l’Europa e raggiungere Roma al piccolo trotto. Perché cavalcare sulle tracce di Montaigne? “Per far rinascere dalle ceneri l’umanesimo europeo. Per incarnarlo in carne, ossa e stivali”, risponde Koenig. E siccome della modernità non può proprio fare a meno, ha lanciato una campagna di crowdfunding e racconterà tutto in una newsletter. L’unica sua compagna di viaggio sarà una giumenta spagnola, Destinada. A Parigi, ormai, lo chiamano il “liberale a cavallo”.

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