Tra Brexit e quarantena estiva ci tocca un mondo senza l’Inghilterra e senza gli inglesi. Strano. Anzi inaudito. Triste. Chi è stanco di Londra è stanco della vita, diceva il dottor Johnson. Ma non è un problema turistico. Ora Londra è stanca di sé stessa, della sua proiezione in Europa, della sua accoglienza multicontinentale, ripiega verso la deriva marittima in una specie di Dunkirk globale in cui al patriottismo subentra l’isolazionismo, ingigantito dai pericoli della pandemia che ha colpito duro un paese pronto a tutto e preparato a niente, in questo caso. Gli inglesi hanno sempre avuto la sensazione di poter vivere senza di noi, il Commonwealth era il sostituto naturale delle vicinanze ostili, un braccio largo di influenza e ricchezza attraverso le acque oceaniche, eludendo gli ingombri della terra. Nebbia sulla Manica, il continente è isolato, scherzavano. Ora è proprio così, ma gli ultimi provvedimenti restrittivi negano tutto il mondo a Londra e Londra a tutto il mondo, che guaio.
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