Bruxelles. “Questo è il momento dell’Europa”, ha detto mercoledì Ursula von der Leyen illustrando la proposta della Commissione di un Recovery fund da 750 miliardi di euro per aiutare gli stati membri a uscire dalla crisi economica provocata dal coronavirus: “Di fronte a noi c’è una scelta binaria. O andiamo tutti per conto proprio, lasciando paesi, regioni e persone indietro, e accettiamo un’Unione di chi ha e chi non ha. Oppure camminiamo insieme sulla stessa strada e facciamo il passo in avanti (…). Per me la scelta è semplice: voglio che facciamo un nuovo passo forte insieme”, ha detto la presidente della Commissione davanti al Parlamento europeo. E il passo è davvero forte, sicuramente più lungo di quello che avrebbero desiderato Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, i quattro paesi sedicenti “frugali” che non vogliono la mutualizzazione del debito. Il Recovery fund dovrebbe essere finanziato con un’emissione di debito storica da parte dell’Ue, da rimborsare tra il 2028 e il 2058, attraverso nuove risorse proprie e senza ricorrere a contributi nazionali aggiuntivi: 500 miliardi andrebbero agli stati membri sotto forma di stanziamenti a fondo perduto; altri 250 miliardi sarebbero messi a disposizione sotto forma di prestiti. Un documento interno alla Commissione rivela la portata della proposta per l’Italia, il paese europeo più colpito economicamente dal coronavirus (dopo la Grecia). Con 81,8 miliardi in stanziamenti e 90,9 miliardi in prestiti nel 2021 e 2022, l’Italia è il primo beneficiario del Recovery fund.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE