Agnes Buzyn (LaPresse)

Parigi maledetta per Macron

Mauro Zanon

Ricomincia la campagna elettorale in vista del secondo turno, la Buzyn ricompare dopo una lunga assenza, ma dicono che la sua è “una missione kamikaze”

Parigi. Era in silenzio dal 17 marzo. E ha esitato fino all’ultimo prima di annunciare che sarebbe rimasta candidata della République en marche (Lrem) a Parigi. Agnès Buzyn, ex ministra della Salute, prova a salvare la faccia della macronia nella capitale francese e a proteggere se stessa dagli attacchi di cui è stata vittima in questi due mesi, confermando la sua partecipazione al secondo turno delle elezioni amministrative del 28 giugno. “Sono totalmente impegnata, determinata, combattiva e risoluta a far sentire la voce della maggioranza presidenziale”, ha detto alle sue truppe martedì, con lo stesso tono battagliero con cui in febbraio aveva sostituito in corsa Benjamin Griveaux, travolto dallo scandalo osé con Alexandra de Taddeo. Nella squadra di Buzyn si tira un sospiro di sollievo. “L’hanno utilizzata come capro espiatorio, ma avrà l’occasione di difendersi”, ha dichiarato Pierre-Yves Bournazel, capolista Lrem nel Diciottesimo arrondissement. La decisione di rimanere candidata, tuttavia, sembra una “missione kamikaze”, come scrive il Point.

 

Alcuni, anche all’interno della macronia, si chiedono preoccupati se la Buzyn saprà reggere la pressione o se crollerà nuovamente dinanzi ai colpi bassi spietati che arriveranno uno dopo l’altro. La difesa non sarà facile. Dovrà spiegare ai cittadini il motivo per cui ha abbandonato il ministero della Salute all’inizio della crisi e dovrà presentarsi davanti alla commissione d’inchiesta del Senato sulla gestione dell’emergenza sanitaria, dove i gollisti la attendono al varco e sono pronti a spennarla. Come giustificherà quelle frasi improvvide pronunciate davanti alla giornalista del Monde, “quando ho lasciato il ministero piangevo perché sapevo che lo tsunami era davanti a noi (…) l’11 gennaio ho inviato un messaggio al presidente per informarlo del coronavirus?”. Sarà una “via crucis”, sussurrano ai piani alti della République en marche.

 

Ieri, in un’intervista al Figaro, la Buzyn ha ammesso che “mascarade”, buffonata, è stato un termine inadeguato per descrivere il mantenimento del primo turno delle elezioni, ribadendo, però, di essere stata una delle prime ad avere il “presentimento” che il secondo turno non avrebbe avuto luogo. La candidata macronista, in seguito, ha detto di non voler “lasciare i pieni poteri a Anne Hidalgo”, la sindaca socialista uscente che si avvia a gonfie vele verso un secondo mandato, e di “incarnare una terza via, una voce centrale, meno ideologica”. Per Gaspard Gantzer, ex consigliere per la comunicazione di François Hollande e attuale capolista Lrem nel Sesto arrondissement, non “sarà una campagna facile”, perché la Buzyn “sarà molto esposta”. Secondo un altro membro dell’équipe macronista il vero problema è che l’ex ministra della Salute “cristallizza gli errori del governo” sulla gestione della crisi, e il risultato è che “il voto parigino si trasformerà in uno scrutinio nazionale, pro o contro Macron”.

 

Ad aggravare il caso Buzyn, in questi mesi di confinamento, sono arrivate le lettere minatorie e gli attacchi antisemiti, che hanno costretto l’Uclat, la cellula del ministero dell’Interno incaricata di esaminare le minacce contro le personalità pubbliche, a mettere sotto scorta l’ematologa di 58 anni. Sui social network, la Buzyn ha ricevuto ondate di insulti per il modo in cui ha affrontato i primi giorni di emergenza sanitaria. E le aggressioni verbali antisemite di cui è stata oggetto hanno coinvolto anche il marito, il professor Yves Lévy, diffamato da orde di complottisti che lo hanno accusato di aver sabotato il lavoro di Didier Raoult, il virologo di Marsiglia che piace a Trump. A Parigi si va verso delle “negoziazioni à la carte”, spiega il Point, con alleanze locali nei vari arrondissement tra Lrem e l’ala moderata dei Républicains. Non c’è alternativa, del resto, dato che un avvicinamento ai socialisti è praticamente impossibile. Dopo il candidato dissidente, Cédric Villani, e l’affaire Griveaux, Parigi continua a essere maledetta per Macron.

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