In sequenza, e chissà in quale ordine di rilevanza politica: un atto amministrativo contro Twitter come “editore” perché lo aveva messo in discussione in relazione a un cinguettio provocatorio e falso (i voti per posta sono una truffa); una reazione a caldo sconsiderata che ha contribuito a accendere il fuoco di Minneapolis dopo l’uccisione di un nero a seguito di tortura stradale da parte di un poliziotto bianco. Di Trump, licenziato dalla Camera e riammesso dal Senato, e uscitone tutto pimpante, avevamo scritto con facilità predittiva che dopo la spallata alla divisione dei poteri mediante il disciplinamento del Grand Old Party avrebbe fatto qualunque cosa pur di riavere il mandato il 3 novembre. Ora i commentatori, come il bravo Massimo Gaggi del Corriere, si interrogano su questa “storia senza eroi”, perché dubitano della buona fede dei colossi della comunicazione sociale. Comprensibile: gli eroi non ci sono, ma il cattivo della storia c’è, e come si fa a dimenticarsene?
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