Un mito australiano
La pazza parabola del presidente in cui più nessuno credeva e che ora è acclamato. Il caso Scott Morrison
Questa è la storia di un primo ministro che non ha mai convinto fino in fondo i propri cittadini, di un politico che ha sempre conservato l’espressione incredula di chi si trova alla plancia di comando un po’ per caso. Lui stesso, nel discorso tenuto dopo la sua elezione neanche un anno fa, riferendosi ai sondaggi che lo davano perdente, aveva dichiarato: “ho sempre creduto nei miracoli”. Questa è la storia di Scott Morrison, nato cinquantadue anni fa da un commissario di polizia e da una mamma che sognava di vederlo attore-bambino alla tivù (c’è chi giura che sia riuscita a fargli girare qualche telepromozione ma la rete non ne offre testimonianza). ScoMo, come lo hanno ribattezzato con una crasi gli australiani, leader del partito liberale ci è diventato, i maligni dicono per mancanza di alternative più carismatiche dopo essere stato ministro del Tesoro, ministro dei Servizi Sociali e prima ancora delle Politiche di Immigrazione.
La popolazione però ci tiene a ricordare la sua responsabilità per un brutto e costosissimo spot per il turismo (da lui voluto e finanziato nel 2006) in cui una giovane bellezza locale invitava i turisti a venire in Australia chiedendo ammiccante: where the bloody hell are you? E tu, dove diavolo sei? Come a dire, perché non sei qui con me (noi)? Un claim che non ha funzionato granché per il turismo all’epoca ma che si è prestato invece benissimo per domandare dove diavolo fosse il premier mentre l’Australia veniva mangiata dagli incendi lo scorso dicembre. Where the bloody hell are you ScoMo? Si domandavano i cittadini, i giornalisti, i volontari impegnati a domare le fiamme. E ScoMo era alle Hawaii, zitto zitto, con tutta la famigliola, e mica ci pensava ad interrompere la vacanza programmata tempo prima. Fino a quando non è stato tradito da un selfie scattato giorni prima con una coppia di connazionali incontrati sull’isola.
Il 3 gennaio 2020. Scott Morrison e Darren Chester visitano una fattoria a Sarsfield, dopo gli incendi (LaPresse)
Che l’empatia non fosse il suo forte lo si intuisce dalla giustificazione che accampò al rientro: “E lavoro tenendo in mano un estintore” furono all’incirca le sue parole. A poco gli valse essere rientrato prima della scadenza del soggiorno; quando si recò sul posto per vedere con i propri occhi i luoghi più colpiti, seguito da un codazzo di telecamere, queste registrarono solo immagini di pompieri e cittadini che si rifiutavano di stringergli la mano. Qui sembrava essere finita, sepolta sotto ceneri e indignazione, la carriera politica di Scott Morrison.
E possiamo solo immaginarci cosa abbia pensato ScoMo quando dopo gli incendi nel paese è arrivato anche il Coronavirus, con Tom Hanks e la moglie Rita Wilson testimonial d’eccezione dei contagiati in terra australiana che raccontavano la loro esperienza al mondo via Twitter. Chissà se si è visto spacciato o se è proprio nella pandemia che ha pensato si annidasse l’ultima occasione per entrare nel cuore della sua gente. Di certo non ci ha messo molto a formulare la strategia che, insieme ad un ristretto team di uomini di scienza ma anche uomini di comunicazione, ha rapidamente messo in campo. Per prima cosa, stavolta, ci ha messo la faccia. E non solo la sua. Tutte le conferenze stampa per aggiornare il paese sono state fatte in tandem con il dottor Brendan Murphy, “Chief Medical Officer” insieme al quale ha comunicato al paese che avrebbe immediatamente chiuso le frontiere alla Cina e speso qualunque cifra per garantire agli australiani contagiati tutta l’assistenza medica necessaria.
Con un piglio e una leadership mai dimostrate prima Morrison non ha atteso che l’organizzazione mondiale della sanità dichiarasse la pandemia, ma, quando ancora il paese non aveva toccato i mille casi, di concerto con i principali rappresentanti territoriali del paese, ha chiuso tutto frenando bruscamente l’economia che aveva difeso più di qualunque altro valore negli anni precedenti. Ha raddoppiato i sussidi di disoccupazione e garantito salari minimi a tutte le famiglie in difficoltà, sulla base di una proposta “rubata” al partito avversario. L’uomo che si era presentato al Parlamento con in mano un pezzo di carbone per difendere le miniere dal tentativo delle opposizioni di limitare le emissioni di carbone aveva improvvisamente cambiato faccia e si stava giocando la sua ultima fiche al banco della pandemia. Il bilancio attuale in Australia è di circa settemila contagi e poco più di cento decessi, e il gradimento di quell’uomo che si era reso inviso al proprio paese è risalito vertiginosamente nei sondaggi. E’ presto per cantare vittoria sul virus e la ricetta per far ripartire un’economia in panne è ancora tutta da scrivere, ma per ScoMo è già una vittoria sapere che sarà lui a guidare il suo popolo in questa battaglia.