La gente sale sulla fontana "Fontana dell'amicizia tra le nazioni" durante una manifestazione non autorizzata ad Alexanderplatz a Berlino,

I complottisti del Covid che paragonano il lockdown al nazismo

Daniel Mosseri

Hygiene-Demo, le manifestazioni per la salute pubblica a Berlino. Dal cuoco cospirazionista, all'ultradestra, agli islamici contro Israele. Il vilipendio della memoria dello sterminio

“È peggio che al tempo dei nazisti: perché siamo davanti a una cospirazione orchestrata su scala internazionale eppure tolleriamo che i governi ci privino dei nostri diritti fondamentali con la scusa della salute”. Con queste parole Attila Hildmann ha giustificato la propria partecipazione a una delle recenti Hygiene-Demo, le manifestazioni per la salute pubblica a Berlino. Al pari di altre città della Germania, anche la capitale tedesca ha ospitato una serie di dimostrazioni contro il lockdown. Eventi di strada popolati da un pubblico variopinto: gruppi anti-vax, estremisti di destra di vario orientamento, islamici contro Israele, il tassista iraniano di Colonia Reza Begi noto per essere un negazionista dell’Olocausto, per le sue minacce ai giornalisti e al popolo ebraico e perché si proclama nipote dell’ultimo scià dell’Iran. Il tutto condito da qualche allegrone metropolitano con molto alcol nel sangue, ben lieto di scandire slogan contro il Bundestag, Frau Merkel, la stampa e la polizia. Fra questi c’era anche Hildmann, nato nel 1981 a Berlino da una famiglia di origine turca. Dopo la morte per infarto del padre adottivo (un tedesco), il giovane Attila abbraccia le teorie del complotto, diventa vegano e anti-immigrati e scrive un libro. Hildmann appare nelle gare tv di cucina dove, fra un piatto vegano e un altro, rilascia dichiarazioni di questo tenore: “L'integrazione è una questione delicata in Germania a causa del passato tedesco, e porta a un'automutilazione dei valori e della cultura tedesca”.

  

A persone come al cuoco complottista, ai rappresentanti dell’ultradestra che strizza l’occhio ai neonazi o al sedicente nipote di Reza Pahlevi, l’amministrazione della città di Monaco (una coalizione fra socialdemocratici e cristiano-sociali bavaresi) ha vietato a chi scende in piazza per una Hygiene-Demo di indossare la stella gialla. Senza impedire le manifestazioni tout court, l’amministrazione del capoluogo della Baviera ha ritenuto che cucirsi una stella di Davide del tutto analoga a quella imposta dai nazisti agli ebrei ai tempi del Terzo Reich con la scritta “non vaccinato” anziché la dicitura “Jude” non sia un simbolo di libertà di espressione ma puro vilipendio della memoria dello sterminio. Tanto più che in occasione di altri eventi analoghi, oltre alle stelle gialle si sono visti cartelli con su scritto “Il vaccino rende liberi”, a imitazione della scritta “Il lavoro rende liberi” che campeggiava all’ingresso dei lager nazisti. La città di Monaco concorda dunque con il commissario del governo federale contro l’antisemitismo, Felix Klein, secondo cui la tattica di paragonarsi agli ebrei perseguitati da Hitler è sempre più usata in Germania per ridicolizzare le sofferenze del passato e mettersi allo stesso tempo al centro dei riflettori. In un video circolato su YouTube, un giornalista chiede a Hildmann: “Ma lei è sicuro del suo paragone? Sa come stavano gli ebrei sotto a Hitler?”. Risposta: “A dirla tutta penso che oggi siamo messi peggio: il complotto di oggi punta all’annientamento di 500 milioni di persone”.

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