La rimozione della statua del generale Ivan Konev da una piazza di Praga, lo scorso aprile (foto LaPresse)

Praga ha capito la differenza tra ricordare e celebrare. Il caso Ivan Konev

Micol Flammini

La statua del maresciallo sovietico è stata rimossa in aprile e verrà portata in un museo. Le differenze con Bristol

Roma. La statua di Ivan Konev era a Praga dal 1980. Tuttavia i cechi non avevano un buon rapporto con quell’enorme tributo a un maresciallo sovietico che aveva sì partecipato alla loro liberazione dai nazisti nel 1945, ma aveva avuto anche un ruolo attivo nel pianificare l’invasione della Cecoslovacchia del 1968, l’anno della Primavera di Praga finito con l’arrivo dei carri armati di Mosca. Che i cechi non abbiano conservato un ricordo felice di Konev è comprensibile, il generale rimaneva lì, dall’alto di un piedistallo nel municipio 6 della città, come simbolo di un periodo di oppressione, un periodo recente che fa parte della storia della nazione, ma al quale i cechi non credano opportuno dedicare una statua. Dopo anni di proteste e anche di atti vandalici, la città ha deciso di rimuovere il monumento, se ne parlava da settembre. Non lo ha distrutto perché ritiene che abbia un valore storico, ma ha deciso di toglierlo dal piedistallo, dalle strade che il paese ha deciso di tributare ai suoi eroi nazionali. E quel Konev che guardava la città dall’alto vicino allo scrittore Franz Kafka o al teologo Jan Hus o alle targhe che commemorano Jan Palach, stonava un po’ nel panorama di una città che, come tutte le città, vuole decidere da sola a chi dedicare strade, piazze e monumenti e vuole ricordare le proprie battaglie e le proprie vittorie: i momenti più importanti e gli eroi della propria storia. Servono a questo le statue e il maresciallo sovietico ricordava il contrario, per questo Praga ha deciso di rimuoverlo, ma non di abbatterlo o distruggerlo. Konev verrà spostato in un museo. 

 

 

Quando il 3 aprile la città ha iniziato a togliere il maresciallo dal piedistallo sono iniziati i problemi con Mosca che ha accusato la Repubblica ceca di “essere infantile”, “di voler riscrivere la storia” e di voler negare l’importanza del generale sovietico nella liberazione della Cecoslovacchia, la Russia ha anche aperto un’indagine contro le autorità di Praga, il sindaco Zdanek Hrib e il presidente del sesto municipio Ondrej Kolar. Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha chiamato il suo omologo in Repubblica ceca per dirgli che Mosca è pronta ad accogliere la statua di un militare che considera ancora come un eroe e che è anche disposta a pagare le spese per il trasporto, ma il ministro ceco ha fatto sapere che saranno le autorità locali a decidere. Due anni fa, la Repubblica ceca aveva voluto cambiare la targa ai piedi della statua in occasione del cinquantesimo anniversario della Primavera di Praga. Nell’iscrizione originaria veniva esaltato il valore di Konev che aveva liberato Praga nel 1945, nella nuova si ricordava anche della sua partecipazione all’invasione della Cecoslovacchia nel 1968 e anche nella soppressione della rivoluzione ungherese del 1956, “la targa deve dire la verità”, ripetevano i cechi mentre la Russia, già allora, aveva cercato di intervenire ed era riuscita a rimandare le modifiche per mesi. Quando alla fine le autorità di Praga avevano apportato le modifiche, i diplomatici russi li avevano accusati di venire meno ai trattati sulla conservazione dei monumenti storici e da allora non hanno mai smesso di guardare con particolare attenzione alla statua di Ivan Konev.

 

Il maresciallo è finito anche al centro di una storia di spionaggio. A fine aprile il settimanale ceco Respekt aveva scritto che un uomo dell’intelligence russa, Andrei Konchakov, era arrivato a Praga con una valigetta contenente della ricina, un veleno molto potente destinato, secondo le fonti del settimanale, al sindaco Hrib e al presidente del municipio sei Kolar, proprio per la questione della statua. Nel fine settimana è venuto fuori che il piano non esisteva, era l’invenzione di un funzionario dell’ambasciata per mettere in difficoltà dei colleghi, ma il diplomatico russo verrà comunque allontanato da Praga e Hrib e Kolar rimangono sotto scorta, ma il maresciallo Konev non tornerà sul suo piedistallo.

 

Nel momento in cui le statue del nostro passato vengono abbattute o vandalizzate, come è successo con il monumento di Edward Colston a Bristol abbattuto nel fine settimana, la storia del maresciallo Ivan Konev che dominava Praga da quarant’anni è il sintomo di come si può ragionare sulla propria storia e sul ricordo distorto e doloroso che i monumenti delle nostre città possono evocare. Praga non voleva essere identificata con Konev, l’ha rimosso e l’ha messo in un museo come monumento di una storia recente, non da celebrare, ma sicuramente da ricordare.