Coronavirus latino
Il consigliere sul Covid di Guaidó spiega che il virus ha rafforzato l’autoritarismo in Venezuela. Ma c’è un accordo
Roma. A sorpresa, in un momento in cui la tensione tra le due parti sembrava massima, in Venezuela il governo di Nicolás Maduro e quello di Juan Guaidó hanno firmato un accordo per coordinare la lotta contro il coronavirus. Assieme a quella di Carlos Alvarado come ministro della Salute e di Gerardo de Cosio come rappresentante in Venezuela della Organizzazione panamericana della salute (Ops), nel testo c’è la firma di Julio Castro: insigne infettivologo, docente di Medicina Tropicale alla Università centrale del Venezuela e consigliere in temi di salute dell’Assemblea Nazionale. “Più che di un accordo, in realtà si tratta di una carta di intenti”, spiega al Foglio. “Una carta di intenti su punti tecnici nei quali vorremmo avanzare. Perché abbia approvazione legale, dovrebbe passare il vaglio del legislativo e dell’esecutivo”. Cosa evidentemente complicata, nel momento in cui in Venezuela si fronteggiano due presidenti. Tuttavia, “c’è un’intesa su aspetti relativi al Covid che sono critici, in questo momento. L’obiettivo è di poter utilizzare fondi che se no non potrebbero entrare in Venezuela”. Appunto perché c’è una disputa su quale sia l’autorità legittima. Primo risultato, il Banco de España ha trasferito fondi che si trovavano congelati: non sono stati dati né a Maduro né a Guaidó ma alla Ops.
L’accordo può portare a un miglioramento del clima politico? “E’ presto per dirlo. E’ però mia impressione che la maggioranza dei venezuelani veda in modo positivo un lavoro congiunto per i problemi del paese”. Ma che sta succedendo effettivamente con il Covid in Venezuela? Si è parlato di dati falsi… “Sono stati fatti pochi test. Però anche i dati ufficiali mostrano che i casi stanno raddoppiando ogni settimana. E ciò indica una fase differente rispetto a un mese fa, quando gli stessi dati ufficiali mostravano ogni settimana lo stesso numero di casi”. Gli ultimi dati sono di 2.738 casi e 23 morti. “Ma questa settimana e quella precedente abbiamo superato i 500 casi, mentre quella anteriore erano stati 150 e quella ancora prima 50”.
Ma perché in America Latina il contagio sta esplodendo ora? E come mai il Venezuela sembra avere meno casi dei paesi vicini? “L’America Latina ha avuto una timeline posteriore a quella del Nord America, e il picco si sta producendo con un ritardo di almeno un mese. E’ presumibile che sia dipeso dalla distanza e dalla situazione dei voli. Nel caso particolare del Venezuela, la lentezza della prima forse dipende dal fatto che il numero dei voli si è ridotto molto e che per la crisi economica e il costo proibitivo del carburante la gente quasi non si muove più. Però bisognerà vedere cosa succederà ora che in tutta la regione sta arrivando la fase acuta”.
Alcuni governi latinoamericani, come quello brasiliano, sono stati tacciati di negazionismo sul Covid. Però ci sono anche paesi come Cile o Perù i cui governi secondo gli osservatori hanno gestito la situazione in modo esemplare ma la pandemia è esplosa lo stesso. Si è detto, perché il sistema sanitario non aveva più risorse, o perché la diffusa informalità dell’economia obbliga la gente a stare per strada. “Sì. Certamente. La mia interpretazione. come medico, è che indipendentemente che ci sia un governo di sinistra o di destra il virus ha una capacità di trasmettersi che va oltre la capacità dei governi di contenerlo. Vero anche che l’informalità diffusa può complicare la situazione. Nel caso venezuelano c’è un grande problema con il combustibile, i veicoli, la benzina, il gas per cucinare, l’acqua, l’elettricità, Tutte situazioni che gettano le basi per una situazione più difficile”.
C’è la percezione che il governo di Maduro stia approfittando della situazione per farsi ancora più autoritario? “Oggettivamente, la quarantena è una misura epidemiologica che aumenta il controllo del governo sulla gente. La capacità di protesta, ad esempio, è diminuita in maniera importante. Adesso sta tornando a crescere, ma per la penuria generalizzata, non per la situazione dei diritti umani. Che sta peggiorando: una giornalista è stata appena arrestata mentre cercava di coprire una protesta, alcuni medici sono stati arrestati per aver scritto critiche sui social”.