Il “noi” europeo di Macron
Le date della riapertura francese e l’invito all’Europa per una solidarietà duratura
Parigi. “A partire da domani, volteremo la pagina del primo atto della crisi che stiamo attraversando”. Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha pronunciato questa sera il suo quarto discorso solenne alla nazione dall’inizio della crisi del coronavirus, un discorso meno lirico dei precedenti, ma più concreto, più essenziale, per delineare i contorni di una “nuova èra”. “Lo stato ha resistito. Avete dato prova di un senso di responsabilità ammirevole”, ha detto l’inquilino dell’Eliseo ai francesi, ringraziando in particolare il personale sanitario che ha permesso di “salvare decine di migliaia di vite”.
Da domani la Francia intera sarà in zona verde, tranne Mayotte e la Guyana, i caffè e i ristoranti potranno accogliere i loro clienti anche all’interno e non solo nei dehors, e tutte le scuole dovranno prepararsi ad accogliere “obbligatoriamente” gli studenti a partire dal 22 giugno. Macron ha confermato la libera circolazione tra i paesi europei a partire da mezzanotte e il 1° luglio verranno aperte anche le frontiere con i paesi extra Ue dove l’epidemia è sotto controllo. Dopo aver dichiarato che non ci sarà nessun aumento delle tasse per finanziare la riprese dell’attività economica della Francia e che il governo ha mobilitato quasi 500 miliardi di euro per sostenere i lavoratori, le imprese e i più fragili, il capo dello stato francese ha manifestato la necessità di “ritrovare la nostra indipendenza per vivere felici e vivere meglio”.
“Con l’epidemia, l’economia mondiale si è quasi bloccata. La nostra prima priorità è dunque quella di ricostruire un’economia forte, ecologica, sovrana e solidale”, ha detto Macron. E ancora: “Questo periodo ha dimostrato che dinanzi al virus siamo stati capaci di essere inventivi, reattivi, solidi. Possiamo essere fieri di ciò che è stato fatto e del nostro paese, ma certamente questa dura prova ha anche evidenziato delle falle, delle fragilità, la nostra dipendenza da altri continenti per procurarci alcuni prodotti, le pesantezze della nostra organizzazione, le nostre diseguaglianze sociali e territoriali. Voglio che traiamo le lezioni di ciò che abbiamo vissuto. Le nostre forze le consolideremo, le nostre debolezze le correggeremo”.
Tra le debolezze evocate da Macron, quella di uno stato troppo centralizzato, dirigista e giacobino. “Tutto non può decidersi a Parigi”, ha affermato il presidente, sulla scia di quanto ha detto tre giorni fa al Foglio l’ex consigliere Sylvain Fort a proposito dell’urgenza di una decentralizzazione. “L’organizzazione dello stato e della nostra azione deve cambiare in profondità. Dinanzi all’epidemia, i cittadini, le imprese, i sindacati, le associazioni, le collettività locali, i funzionari dello stato nei vari territori hanno dato prova di ingegnosità, di efficacia e di solidarietà. Diamo loro più fiducia, liberiamo la creatività e l’energia presente nel territorio”, ha dichiarato il presidente francese, prima di aggiungere: “Libertà e responsabilità per i nostri ospedali, le nostre università, i nostri imprenditori, i nostri sindaci e molti altri attori essenziali”.
Il “progetto di indipendenza”, pilastro del discorso di stasera, non riguarda solo la Francia, ma l’intero continente europeo, ha spiegato Macron. L’Europa, nonostante degli “inizi difficili”, si è mostrata “all’altezza della situazione”. “L’accordo franco-tedesco attorno a un indebitamento comune e un piano di investimento per rilanciare l’economia del continente è una svolta storica. Mettendo insieme il debito per la prima volta, proponiamo agli stati di affermare un ‘noi’ europeo piuttosto che una somma di ‘io’”, ha spiegato il capo dello stato francese. E ancora: “È una tappa inedita della nostra avventura europea e il consolidamento di un’Europa indipendente che si dà i mezzi di affermare la propria identità, la sua cultura, la sua singolarità dinanzi alla Cina, agli Stati Uniti e nel disordine mondiale che conosciamo”. Un discorso di svolta per un’Europa “più forte, più solidale, più sovrana”, quella per cui Macron si è battuto fin dal suo arrivo all’Eliseo.
I conservatori inglesi